Raccontare il proprio territorio è sempre impresa difficile. Spesso si cade nella logica del “ma si ci vado quando voglio è a 10 minuti da casa” oppure si è talmente avvezzi ad un luogo che la curiosità di esplorare e scoprire del nuovo è l’ultimo dei pensieri che affollano la mente di un fotografo.
Come tanti modenesi conosco il territorio di Nirano e delle omonime salse da quando bambino prima con le scuole poi i genitori si compivano le gite d’ordinanza in quella che appariva come una località amena e piuttosto interessante per via di quel fenomeno geologico che comunemente ha preso il nome di Salse di Nirano.
Tre anni fa grazie ad un caro amico, vengo a scoprire che ad appena poche centinaia di metri da quello che è il perimetro ufficiale del parco delle Salse di Nirano si “nasconde” un mondo decisamente interessante.
Divento quindi un assiduo frequentatore del Mongigatto, un altura iper conosciuta dai biker nostrani per via di una ripida discesa tra i colli con una veduta che… va beh non siamo nelle Dolomiti ma come si dice a queste latitudini, “piuttost che gninta lè méi un tost“.
Pian piano questo territorio si trasforma nel mio “parco giochi”. Nirano come un playground dopo lavoro.
Sì non lo nascondo, Nirano è diventato il rifugio dalla pianura e dalle città con il loro caos, i loro rumori, lo smog, le luci. Insomma posso toccare con un dito la pianura che da un calanco guardo quando scende la sera, ma quel dito in verità non la tocca mai perché continuo ad indirizzarlo verso sud, verso quell’accozzaglia di profili montuosi che portano verso le cime dell’Appennino.
Come ogni cosa che piace, anche questo parco giochi di Nirano in breve tempo si è trasformato in una palestra di sguardi e di esperienze. Per tre anni almeno una volta al mese mi sono lasciato la pianura alle spalle e mi sono incamminato lungo i pendi che circondano le Salse di Nirano.
Ho visto le stagioni cambiare, le giornate allungarsi per poi ridursi al lumicino. Ho visto la neve e la nebbia. La pioggia e la siccità.
E’ stata un’esperienza profonda che mi ha permesso di imparare non solo a conoscere un luogo, ma soprattutto a stimolare la curiosità e la capacità di guardare senza preconcetti di sorta.
Ad alcune immancabili immagini dei vulcani di fango, ho voluto raccontare con fotografie un territorio che ha da offrire molto altro.
Una serie questa che non è ancora terminata perchè non ho intenzione di smettere di frequentare il mio parco giochi.
Ho una lista di luoghi di questa valle che non ho ancora raggiunto e mi sono ripromesso, nelle prossime stagioni, di continuare le esplorazioni prima di tutto per godere di quel contatto con la Natura di cui sento ogni giorno sempre più bisogno.
Nirano però è anche un borgo che vede le sue origini in epoca medioevale.
I primi riferimenti sono datati intorno all’anno mille e riguardano la chiesa di S. Lorenzo di Nirano già dipendente dalla vicina Rocca Santa Maria posta ad alcuni chilometri in direzione sud.
Già dal secolo successivo però vi sono chiari riferimenti ad un castello posto sulla linea difensiva lungo il torrente Fossa, chiaro segnale di come questi territori della prima collina rientrassero già all’interno di un sistema organizzato prima sulla direttrice Nirano-Villa-Montegibbio, poi con il passare del tempo ed il susseguirsi dei passaggi di casato, sotto gli Estensi prima ed dei Savoia poi.
Questo territorio è da sempre votato all’agricoltura. I cenni storici parlano chiaramente di vigneti ed uliveti alternati a piantagioni di fichi ed altro ancora. Vocazione che tutt’oggi trova ampie dimostrazioni nelle coltivazioni agricole che circondano l’area protetta delle Salse di Nirano.
Oggi Nirano e le Salse di Nirano rappresentano il più vasto e peculiare complesso di fenomeni geologici delle salse eruttive dell’intera Regione e tra i più importanti d’Italia.
La Regione Emilia-Romagna, nel 1982, ha istituito la prima Riserva Naturale Regionale proprio alle Salse di Nirano, riconoscendone il grande valore ambientale e paesaggistico.
Più recentemente questo territorio è entrato a far parte della Rete Natura 2000, la rete ecologica europea (Direttiva 92/43/cee), per la presenza di habitat naturali e seminaturali e specie animali e vegetali di interesse Comunitario.
E’ altresì innegabile che questo territorio così importante, e per molti versi fragile, è però costantemente assediato dalle attività produttive della pianura da un lato e dagli evidenti fenomeni di erosione dall’altro.
Oggi quello che come fotografo mi chiedo è per quanto ancora l’integrità di questa zona sarà salvaguardata? Per quanto ancora sarà possibile mirare e frequentare questo territorio così come oggi lo percepisco?
Questo progetto, per quanto mi riguarda, fissa un punto. Una documentazione fotografia, una memoria dei primi anni ’20 del duemila, che mi auguro sia da testimonianza e spunto di riflessione sulle modificazioni che un’area come questa inevitabilmente subisce nel corso del tempo sia ad opera dell’uomo che per fenomeni naturali.