Non posso nascondere che negli anni mi sono stati affibbiati diversi soprannomi. Per un certo periodo sono stati espressione di un’elaborazione del nome o del cognome e magari legati ad un ambito ben preciso (uno per lo sport, uno per gli amici, uno a scuola, ecc.).
Ad un certo punto della mia vita però ha preso il sopravvento la parte più solitaria di me divenendo nel tempo sempre più importante ed evidente tanto da convogliare tutti gli allora soprannomi in uno solo: orso.
Forse più che un soprannome era da intendersi come aggettivo alla mia persona, ma tantè che il concetto era quello.
Nell’ultimo anno, grazie alla nuova amicizia con Tarantola e Flanella, il mio nuovo soprannome si è ulteriormente sviluppato divenendo un’elaborazione del precedente orso in Mangiaorsi. Non mi dilungherò sulle motivazioni che hanno portato a coniare questo soprannome, quello che invece mi interessa sottolineare e che un po’ mi fa anche sorridere, è come qualche settimana fa di rientro da un’escursione in Dolomiti, ci è capito di attraversare una foresta di larici incredibilmente affascinante. E proprio mentre lasciavamo il sentiero per addentrarci tra i tronchi, sono stato catturato da un albero in particolare. Catturato perché una zona della corteccia ad altezza uomo, o animale a seconda dell’interpretazione, era stata rimossa come se ci si fosse strusciato contro.
Ho subito pensato ad un orso, ma in questa zona non ci sono segnalazioni in tal senso. Presto fatto il collegamento con la situazione ed il mio soprannome mi ha acceso immediatamente una lampadina. Ma dai, perché no?!
Ed eccomi in versione orso mentre mi gratto la schiena e mi faccio le unghie…….
Leave a reply