Prendo a prestito la definizione di ignorante recuperata dal vocabolario Treccani per evidenziare il mio stato rispetto ad esempio la Natura:
ignorante agg. e s. m. e f. [dal lat. ignorans –antis, part. pres. di ignorare «ignorare»]. – 1.a. Che non conosce una determinata materia, che è in tutto o in parte digiuno di un determinato complesso di nozioni: essere i. di chimica, di grammatica, ecc.; in fatto di musica moderna sono completamente ignorante. Ha senso oggettivo e spesso di modestia, se detto di sé stesso; riferito ad altri, è per lo più spreg. o offensivo. b. Che non è venuto a conoscenza di un fatto: era ancora i. dell’accaduto. In questo sign., è meno com. di ignaro. c. Che non sa o sa male ciò che dovrebbe sapere, soprattutto per ciò che riguarda la propria attività o professione: impiegato, maestro, medico ignorante. 2.a. Che non ha nessuna istruzione e cultura: gente i.; popolazioni barbare e i.; come sost.: istruire gli i.; va perdonato perché è un ignorante. È spesso pronunciato con tono di compatimento o di spregio, ed è sempre spregiativo quando si riferisce a persona che alla mancanza di cultura accompagna presunzione: non fare caso alle sue parole, è un povero i.; la superbia degli ignoranti. b. Privo dei principî della buona educazione, villano: quanto sei i.!; come sost.: è un’azione da i.; sei una i. se parli così; e come titolo d’ingiuria: taci, i.!; lei è un i., un idiota! ◆ Dim. ignorantèllo, agg. e s. m.; in partic., furono chiamati ignorantelli, in passato, i Fratelli delle scuole cristiane – congregazione religiosa di laici per l’educazione e l’istruzione della gioventù – perché, tra l’altro, era loro proibito dalla regola lo studio del latino; accr. ignorantóne, come s. m. (f. –a); pegg. ignorantàccio, per lo più sost. ◆ Avv. ignoranteménte, per ignoranza, da ignorante: ha confuso ignorantemente la «sauna» con la «fauna»; con villania: rispondere, comportarsi ignorantemente.
Sabato scorso ho deciso di tornare in una zona che conosco abbastanza bene dell’Appennino Reggiano.
Situazione poco impegnativa da un punto di vista fisico e quindi utile per poter esplorare meglio alcuni zone di bosco e alcuni sentieri ancora non percorsi.
Nonostante tutto il mio impegno, sia fisico che intellettuale, mi rendo conto che sono profondamente ignorante dell’ambiente che mi circonda.

Mi imbatto in evidenti tracce di lupo, ma non sono in grado di dire se si tratta di un branco né a quando queste tracce risalgono. Una settimana, un mese, 5 mesi? Chi lo sa.
Mi soffermo a guardare alcuni faggi che mi ispirano e mi esaltano per la loro grandezza e magnificenza. Ma non riesco ad andare oltre la meraviglia.

Mi spoglio perchè vorrei sentire più vicino quel contatto con l’ambiente che capisco mancarmi profondamente. Ma rimane molto probabilmente più un gesto estetico che di vero contenuto.

Cosa mi rimane quindi di questa esperienza?
Un grande vuoto e la consapevolezza che la frattura che abbiamo creato tra noi ed il resto dell’ambiente che ci circonda è ogni minuto più profonda e larga.
E’ un baratro dal quale rimaniamo clamorosamente lontani pensando che affidandoci alle nostre “conoscenze” ed alla nostra tecnologia si sia in grado di spiegare il tutto quando invece probabilmente la scelta più saggia sarebbe quella di gettarsi in quel baratro.
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