L’atto del camminare sempre più sottovalutato ricopre invece un ruolo fondamentale nella ricerca e nel raggiungimento di un luogo che valga la pena essere ripreso.
Con tutte le scomodità del caso: svegliarsi presto, fatica, freddo e tante altre variabili per finire nell’immancabile nulla di fatto. Perchè ahimè bisogna rassegnarsi al fatto che spesso tutte le pianificazioni del caso e le previsioni svaniscono di fronte alle condizioni avverse che nostro malgrado non possiamo governare.
Ci ho messo tanto per capire questo aspetto della fotografia di paesaggio, probabilmente perchè questo tipo di fotografia necessità di tanto tempo per essere efficace ed invece di tempo ce nè sempre poco, e non solo, dato che è sempre meno l’urgenza del risultato acquista un valore simbolico ancora più pressante.
Anche se non sempre si ritorna a casa con questa consapevolezza e l’amarezza di un’occasione mancata brucia sulla pelle, ho imparato che prima di ogni altro aspetto riguardante la fotografia e l’atto del fotografare è che grazie all’atto invede del guardare ho la possibilità di godere della Natura a 360 gradi. Questo mi fa stare bene, mi fa vivere in pace prima di tutto con me stesso e poi con gli altri. La Natura è il rifugio perfetto nel quale trovo un equilibrio altrimenti instabile.
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