Siamo in macchina, direzione casa. Lavi esordisce con un: “sai mi piacciono molto gli alberi durante l’inverno, quando puoi vedere tutti i rami nudi, hanno sempre una forma geometrica, non so, mi piacciono”.
Magari le parole non erano esattamente queste, però il senso è chiaro.
Dopo aver lasciato sedimentare la cosa per qualche giorno, domenica scorsa immersi in un bosco qualunque di una zona qualunque dell’appennino Modenese, quel pensiero è ritornato a galla.
Circondati da migliaia di alberi ancora spogli, ho ritirato fuori l’argomento e ragionando a voce alta ho provato a dare una risposta alla sua, e non solo sua, sensazione di piacere guardando gli alberi in questo stato.

Ho di fronte due esemplari, non molto alti, ma nel loro insieme imponenti. Sono alberi che non hanno subito interventi umani ma sono cresciuti e si sono sviluppati seguenti le regole della natura. Come spesso accade in questi casi i rami partono già da quasi terra e formano tutti insieme una chioma semi circolare. Si intuisce chiaramente come durante la stagione estiva saranno un tutt’uno, oggi però con solo le gemme di una primavera molto anticipata, mantengono ancora quella forma precisa, netta, che ne determina un’armonia piacevolissima.
E’ come dire, un’armonia naturale. Beh lontana dalle forme perfette che un giardiniere capace è in grado di creare. Ecco credo che la differenza sostanziale sia proprio qui.
Da un lato l’armonia perfetta della natura, dall’altra la perfezione innaturale creata dall’uomo.
Dal canto mio, sono ben contento di essere un esemplare fortemente imperfetto e mi ritengo estremamente fortunato nell’aver trovato una vita per riconoscere da una parte la mia imperfezione e dall’altra la perfezione nella natura.

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