Caro direttore, ho letto il suo editoriale di agosto e al di là di trovarmi perfettamente in linea con quanto da lei scritto vorrei aggiungere alcune considerazioni che forse a lei, visto il ruolo che ricopre, non le sono permesse.

Quando dice “Di fronte ai grandi temi del nostro tempo […] l’atteggiamento più diffuso è quello di accorgersi di quanto sia grave la faccenda solo dopo il verificarsi della conseguenza più evidente e drammatica. E poi spinti dall’onda emotiva a seguito di grandi e catastrofici eventi si tirano fuori tutti i buoni consigli quando non si può più dare il cattivo esempio.” possiamo tranquillamente affermare che ai più non interessano questi problemi, è solo rumore di sottofondo che deve andar bene per catalizzare alla bisogna l’emotività collettiva o al più per riempiere un vuoto in un palinsesto.
L’uomo modermo non ha voglia di essere assillato con questi problemi. Ne ha già troppi nel suo quotidiano e di energie da dedicare a questi temi “ambientali” non ne ha.
E se da un lato questo atteggiamento cozza con i buoni propositi di chi invece spende la propria vita nel cercare di “salvaguardare il pianeta”, dall’altro è giusto anche riconoscere che questo atteggiamento strafottente di noi uomini verso tutto quello che rimane ad una certa distanza ci ha permesso e continua a permetterci di affrontare le più grandi catastrofi (personali e non) senza troppi strafischi.
Chiamiamola memoria corta se vuole. Ma è proprio grazie anche a questa memoria corta che oggi siamo qui.
L’aspetto se vuole più ridicolo della situazione nella quale ci troviamo è che oggi ci sarebbe l’opportunità ed i mezzi per creare un grande movimento di pensiero, ma ahimè da qualunque parte la si guardi, questo cozza clamorosamente con gli interessi della società nella quale viviamo.
“Il rispetto per l’ambiente e per il nostro stesso pianeta si risveglia dal letargo della ragione solo quando eventi senza precedenti colpiscono la vita di tutti come un sonoro ceffone. Di fatto ci si scopre attenti, consapevoli e solidali solo (o soprattutto) a disastro avvenuto. Mai prima. E poi spesso, passata la notizia, ce ne si dimentica.”
Come possiamo pensare che cambi qualcosa se il motore che fa girare il nostro mondo va dalla parte opposta?
Per me è semplicemente impossibile.
Servono prove?
Prendiamo gli ultimi trent’anni, dopo ogni summit (Rio, Kyoto, Parigi, ecc.) sono seguiti grandi proclami, strette di mano, pacche sulle spalle, ma al lato pratico è cambiato qualcosa?
No.
Ora, come giustamente fa notare, stiamo assaporando un 2022 dai connotati decisamente “estremi” la gente mormora, i politici cavalcano l’onda, gli stati si lanciano in nuovi proclami.
Pianteremo mila miliardi di alberi entro il tal anno. Questo è il nuovo leit motiv che serpeggia nel mainstream.
Bellissimo intento, speriamo vada in porto, ma servirà a qualcosa?
No.
Il motivo è molto semplice, qui non si sta riducendo si sta solo compensando oltretutto tramite intervento che per essere efficaci richiederà almeno 10/15/20 anni.
Nel frattempo il matra “sostenibile” sarà sempre quella della crescita perchè senza quella il “nostro mondo” si fermerebbe.
Che fare allora caro direttore?
Ci troviamo in una situazione veramente difficile quindi per quanto mi riguarda continui a perseguire la sua linea editoriale sostenendo i temi a lei, a me, e a tanti altri cari con però la consapevolezza che all’orizzonte troverà sempre le stesse resistenze.
Chiudo con una provocazione: ma a questo punto della frittata, non sarebbe meglio fregarcene di tutto? Consapevoli che la Natura farà comunque il suo corso, forse sarebbe bene godercela finchè possiamo in fondo è quello che i pochi ricchi stanno continuando a fare a nostre spese.
Noi poveri cristi dobbiamo giocarcela ogni giorno contro mille balzelli, regole, regolucce, ben pensanti e chissà cos’altro per rispettare quanto “chi più sa di noi” ha deciso essere bene per il bene di tutti tranne che di quei pochi che comunque se ne fottono.
Una cosa, cosa direttore, è certa, la Natura l’avrà vinta su tutto e tutti e per quanto ci sbracciamo finiremo annegati nella nostra cloaca.
Cordiali saluti.
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