Lunedì scorso è stato nuovamente il giorno dedicato alla montagna.
Tralasciando l’ipocrisia dietro la quale ci si nasconde dedicando un giorno all’anno ad un tema per poi dimenticarsene appena scoccata la mezzanotte, parlare oggi di “Giornata Internazionale della Montagna” è un po’ anacronistico.
Come leggo dal sito delle Nazioni Unite quest’anno il tema è “Restoring mountain ecosystems”.
Per una volta decido di non essere il solito disfattista, anche perchè vincerei facile, ma provo a girare la frittata e guardarla da un punto di vista diverso.
Personalmente non credo di poter fare molto per ripristinare un qualsiasi ecosistema montano compromesso, quello che però posso provare a fare, e che in verità sto già facendo, è condividere.
Come?
Ad esempio due delle azioni che mi contraddistinguono come fotografo e fruitore delle terre alte sono il raccontare la mia visione e le mie esperienze di montagna e l’accompagnare persone cercando di trasmettere i principi del movimento Nature First di cui faccio parte e che al primo punto vede la voce “dare la priorità al benessere della natura rispetto alla fotografia“.
Probabilmente è più semplice educare le persone al rispetto di un ecosistema che non spendersi nel cercare di ripristinarlo. Come sempre “meglio prevenire che curare”.
Finito il “pippone” mi concedo di guardare fuori dalla finestra.
Sta nevicando, il bosco è imbiancato e le cime sono coperte, vi lascio con una citazione di Adorno da “Teoria estetica”:
Dire di un paesaggio “com’è bello” è ferirne il muto linguaggio e diminuire la bellezza; la natura che si manifesta vuole silenzio […]. Quanto più intensivamente si contempla la natura, tanto meno si diviene consapevoli della sua bellezza se uno non la possiede già per istinto.”
La prossima volta che calzeremo gli scarponi e ci avvieremo lungo un sentiero, proviamo a lasciarci permeare dal silenzio che le terre alte invitano a vivere e lasciamo libero quello spazio dentro di noi perchè si riempia dei luoghi che stiamo attraversando.
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