La sveglia suona alle 4 avvisandoci che manca poco all’alba. Sembra ieri che era il 21 giugno 2020 e siamo già nel 2021.
In un caldo afoso e soffocante ci vestiamo e saliamo in auto in una della tante alture che dominano la cloaca puzzolente della Pianura Padana.
Quest’anno come non mai una persistenza cappa grigia ed afosa permane da diversi giorni su tutto il nord Italia.
Anche ieri si sono toccati tranquillamente i 36 gradi accompagnati da un’umidità di tutto rispetto.
Come usualmente diciamo noi emiliani: “Si boccheggia”.
Parcheggiata l’auto ci incamminiamo lungo una carreggiata che si immerge tra campi di grano ondulati e vigneti di lambrusco.
Il cielo non promette nulla di buono e guardando verso la pianura si viene immediatamente assaliti da un senso di sconforto. Una coltre grigiastra permane nei bassi strati impedendo di vedere chiaramente l’orizzonte.
Spero vivamente che il sole riesca a bucare questo ammasso di schifezza regalandoci una di quelle albe mistiche a preludio di giornate termicamente improbe.
Ma di tutto ciò nulla accade.
Alle 5,32 il sole non si vede, attendiamo pazienti mentre il cielo sopra di noi è solcato da nuvole bianche.
Finalmente dopo 10 minuti il sole fa capolino attraverso le nubi.

Improvvisamente fu piena estate.
Estate, Hermann Hesse
I campi verdi di grano, cresciuti e
riempiti nelle lunghe settimane di piogge,
cominciavano a imbiancarsi,
in ogni campo il papavero lampeggiava
col suo rosso smagliante.
La bianca e polverosa strada maestra era arroventata,
dai boschi diventati più scuri risuonava più spossato,
più greve e penetrante il richiamo del cuculo,
nei prati delle alture, sui loro flessibili steli,
si cullavano le margherite e le lupinelle,
la sabbia e le scabbiose, già tutte in pieno rigoglio
e nel febbrile, folle anelito della dissipazione
dell’approssimarsi della morte
perché a sera si sentiva qua e là nei villaggi il chiaro,
inesorabile avvertimento delle falci in azione.
Anche oggi, anche quest’anno, il sole è sorto con le sue promesse di vita.
Noi semplici osservatori gioiamo di questo spettacolo che ogni giorno si ripete da quando ne abbiamo memoria e in questo che è ormai uno degli appuntamenti fissi durante l’anno testimoniamo il nostro faticoso e doloroso cammino su questa terra.

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