Sicuramente il giallo non è mai stato tra i miei colori preferiti.
L’ho sempre reputato un po’ così, senza anima e corpo.
Nonostante veneri il sole, di cui il giallo è l’estrema sintesi, non mai sviluppato un sentimento di affinità.
Però, e c’è sempre un però, ci sono delle condizioni che in Natura accomunano il giallo ad un rifugio e parlo dell’autunno.
Al di là dell’ormai bistrattato foliage, il giallo ci racconta di una stagione in trasformazione. Ci racconta di alberi che, come la fenice, lanciano l’ultimo fulgore prima del buio invernale.
La settimana scorsa ho avuto modo di vedere in particolare alcuni larici accendersi come fossero lampadine nella notte.
Ho imparato nel corso degli anni a godere di questo colore, soprattutto quando dopo una lunga salita magari all’ombra di un bosco, si giunge in uno di quei rari spazi di bellezza dove le chiome completamente gialle ed arancioni si trasformano in un unico grandissimo softbox solare di colore giallo.
Sono quei momenti nei quali il cuore gioisce per quanto gli occhi stanno vedendo restituendoti quelle endorfine e quella carica, a volte esaltazione, che sono uno degli elementi chiave della fotografia di paesaggio.
Ritorno da una settimana trascorsa in Dolomiti con sole e temperature decisamente fresche. Un tripudio di larici gialli, abeti verdi, e alberi dalle foglie multicolore.
Mai come quest’anno il contrasto tra il blu cobalto di un cielo senza nuvole ed il giallo dei larici è stato strappalacrime.
Sono ricordi importanti che al di là delle fotografie scattate e dei luoghi splendidi visitati, saranno il carburante per affrontare con lo spirito giusto l’inverno ormai alle porte.
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