L’inverno non è solo neve. Per chi abita in pianura spesso deve fare i conti con la nebbia.
Se si è particolarmente fortunati, si possono sfruttare i rilievi, ad esempio delle colline, per valorizzare al meglio la nebbia in quello spazio di paesaggio che sta tra il blu cobalto del cielo ed il grigio topo del piano.
Questo spazio è di solito piuttosto esiguo ed ha forme inconsistenti. La nebbia non sta per nulla ferma.
L’azione del sole e dei venti e la pressione atmosferica, modificano in continuazione gli strati.
Li spostano. Li ammassano. Li dissolvono.
E’ veramente complicato ritagliarsi un punto di ripresa che ci permetta di fotografare senza spostarsi.
Se si ha però la fortuna di trovare questo punto nel paesaggio, particolarmente elevato ma non troppo, con un buon sviluppo di orizzonte e con elemento chiaramente riconoscibili ed alla giusta distanza, allora è possibile realizzare quelle fotografie da effetto wow di cui il mainstream si nutre avidamente.
Come possiamo quindi sfruttare al meglio la nebbia per realizzare una buona fotografia di paesaggio?
Dopo il post del mese scorso, oggi parliamo di tre suggerimenti per fotografare il paesaggio in inverno con la nebbia.
1 Controluce
Partiamo subito con l’evidenziare quelli che per me sono i problemi principali del controluce: i flares e la protezione delle alte luci.
I flares, che a volte risultano particolarmente gradevoli, hanno però la brutta tendenza a rovinare le fotografie sopratutto quando appaiono come singoli elementi che sembrano buttati li a casa in mezzo al fotogramma. I peggiori sono quelli che in non riesci a vedere in fase di scatto in quanto non puoi gestirli.
In base all’incidenza dei raggi solari sulla lente, i flares che si producono possono essere organizzare con una bella serie diagonale piuttosto che punti sparsi di varie dimensioni.
Per ridurre la loro presenza al di là dell’uso del paraluce, si può provare a schermare con una protezione, io spesso uso una mano, i raggi del sole. Ovviamente dipende dall’angolo di incidenza.
Da tenere presente che spesso non basta eliminare la fonte luminosa dall’inquadratura perché, sopratutto per il sole, i raggi potrebbero arrivare alla lente in maniera riflessa o diretta anche in questo modo.
Il controluce però ha anche dei pregi che amo particolarmente.
Il primo permette di realizzare delle silhouette. Andando drasticamente a proteggere le alte luci si approfondiscono moltissimo i neri. In questo modo se riusciamo ad isolare il nostro soggetto in maniera netta rispetto allo sfondo, avremo immagini di sicuro impatto visivo.

Il secondo permette di enfatizzare quell’effetto raggi solari che si vede spesso nelle fotografie di ambienti polverosi o fumosi. Sfruttando la nebbia ed il controluce infatti è possibile con il giusto punto di ripresa, valorizzare l’effetto della luce che buca la nebbia.

2 Sfondo piatto ed uniforme
Quando la nebbia è particolarmente consistente crea un muro impenetrabile. Perché allora non sfruttarlo per isolare ed enfatizzare il nostro soggetto?
Per sfruttare al meglio questo effetto è necessario trovare il soggetto che si intende fotografare in quella terra di nessuno che separa il muro di nebbia dalla zona limpida.
Non è semplice, serve infatti molta pazienza nell’attendere che i movimenti della nebbia creino le condizioni giuste.
Serve veramente molta pazienza.


3 Dissolvenza degli elementi
Vi è una zona di nessuno, io la chiamo “mescalina“. E’ quella zona nella quale la nebbia si muove lentamente scoprendo e occultando il paesaggio.
Mescalina è uno stato di trance nel quale si perdono i comuni riferimenti dati dal paesaggio. Tutto diviene incerto, precario.
L’effetto che si crea è irreale, il paesaggio che un attimo prima guardavo con meraviglia, all’improvviso sparisce inghiottito dalla nebbia.
Le atmosfere oniriche che si creano sono di grande effetto.


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