Riprendo l’incipit di un post apparso su Alto-Rilievo / voci di montagna che recita:
“C’è una domanda che, prima o poi, rimbalza nella testa di chiunque frequenti con regolarità e passione i rilievi: “Come ho iniziato ad andare in montagna?”
E’ una domanda che sul momento mi lascia abbastanza indifferente, nel senso che la prima risposta che mi viene in mente è che in montagna ci sono sempre andato.
Ma in effetti le cose non stanno proprio così. Dopo aver letto il post, ho provato a recuperare i ricordi, anche quelli più vecchi che ormai sono piuttosto annebbiati e il primo ricordo di montagna che non sia legato ad una fotografia evocativa, risale a quando avevo 4 anni.
Campeggio parrocchiale delle famiglie. Località Roncadizza (Roncadic) Val Gardena.
Ricordo un prato di fronte alla struttura dove eravamo alloggiati.
Un prato dove scorreva un piccolo rigagnolo che evidentemente aveva catturato il mio interesse di catastrofista. Ricordo che i miei sforzi erano tutti tesi a costruire una diga di sassi per allagare il mondo.
Chissà cosa pensavo.
Ricordo cortecce di legno umide e lumache.
Ricordo tanta solitudine e un gruppo di bambini locali per i quali ero diventato ovviamente l’oggetto da bullizzare.
Era il 1978.
Sono cresciuto con un’idea romantica della montagna. Un’idea di un luogo bellissimo e pericoloso a prescindere.
Tu come hai iniziato ad andare in montagna?
Mi piacerebbe raccogliere le motivazioni di chi sta leggendo questo post.
Sì proprio le tue.
Ti invito a commentare questo post raccontandomi il tuo inizio. Che ne dici?!
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