Vi prego non chiamatela montagna assassina!
La tragedia consumata ieri non è la prima nè tanto meno sarà l’ultima.
Quello che invece non cambia mai sono le litanie al seguito di ogni evento di questo tipo che vanno dal solito “montagna assassina” seguito da “natura matrigna” per continuare con “la natura si vendita” e così via di questo passo.
Mi dispiace ma sono tutte puttanate!!!
Se veramente pensate quello che state leggendo allora per noi genere umano non c’è nessun scampo a noi stessi.
Da anni la narrativa ci presenta sempre contesti “umanizzati” come se questo potesse esorcizzare le nostre paure da un lato, e dall’altro focalizzare un’apprensione o sentimento verso qualcosa di chiaramente identificabile.
Perchè? Perchè abbiamo bisogno di qualcosa di riconoscibile da odiare o da combattere.
L’ondata di neuroni seguita all’evento di ieri solo in pochi casi ha prodotto pensieri degni di tale definizione.
Riporto una frase di Messner che reputo vera in senso assoluto: “Una tragedia, certo. Ma la montagna è sempre pericolosa, l’alternativa è l’arrampicata indoor, bellissima, ma è un altra cosa“
La montagna è sempre pericolosa.
Aggiungerei io, la vita è sempre pericolosa. Ogni volta che usciamo di casa mettiamo a rischio la nostra sopravvivenza. Poco importa che stiamo andando a fare la spesa o salire la vetta di un monte.
Con le opportune percentuali di rischio, ogni attività è foriera di incidenti, anche mortali.
Quindi per favore non chiamatela montagna assassina!
Grazie.
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