C’è un luogo che assomiglia ad un bosco, è il rifugio dal mondo, il mio rifugio.
E’ un luogo impalbabile, ma al tempo stesso, concreto come un fusto di faggio o uno spigolo di una roccia.
Io sono lui e lui è me.
Mi accompagna da tempo immemore in questo cammino di sofferenza.
In ogni luogo ed in ogni tempo l’ho ritrovato al mio fianco.
Mi conforta e mi terrorizza allo stesso tempo.
Mi offre un rifugio sicuro e doloroso.
In lui le tenebre fioriscono in decori netti come zampe di mostri. Mi strattona e mi trattiene, mi graffia e mi ferisce. Non posso però farne a meno.
Io sono lui e lui è me.
Per anni ho vagato per boschi ignorandone l’esistenza. E’ solo ora, con la maturità e la vecchiaia alle porte, che ho messo a fuoco dove si trova.
Non so ancora come è fatto, so solo che è buio e tenebroso.
In pochi sono riusciti ad avvicinarsi. La paura che incute, la rabbia che emana sono troppo per essere sopportati.
Ci devi crescere dentro ed insieme per non averne paura. E’ solo così che da luogo terrificante è diventato il rifugio dal mondo.
E’ l’ultimo baluardo di salvezza da questo mondo che incombe su di me e che non riesco più a sopportare.
Il dolore è troppo grande per non fuggire negli anfratti bui che mi offre, nascosto da tronchi enormi, all’ombra di rami secchi lascio che il cuore trovi il suo ritmo.
La pace. La paura. La vita. La morte.
Il rifugio dal mondo è tutto questo, ma è solo mio perchè l’ho immaginato io e come l’ho immaginato l’ho eretto a mio tempio di venerazione.
In lui scappo e mi rifugio da tutto quello che in questa vita è doloroso.
In lui ritrovo quella dolce tristezza della perdita.
In lui lascio che la paura faccia il suo corso e penetri sotto la mia pelle.
E’ buio.
E’ freddo.
E’ umido.
Il rifugio dal mondo.

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