Nel trentennale della morte di Ghirri, lungo la via Emilia stanno prendendo forma diverse iniziative per celebrare l’evento.
Ho visitato un paio di settimane fa la mostra organizzata dal Comune di Parma in collaborazione con CSAC e curata da Paolo Barbaro e Claudia Cavatorta al Palazzo del Governatore nel pieno centro storico di Parma.
Una retrospettiva dal titolo Labirinti della Visione, visitabile gratuitamente fino al 26 febbraio 2023, che mi ha lasciato, come ogni volta che guardo Ghirri, con più dubbi e domande che certezze.
Non ho mai amato particolarmente la fotografia di Luigi Ghirri. Col tempo non sono cambiato. Diciamo che oggi mi sforzo di andare più in profondità nella lettura delle immagini e della storia che il fotografo ha messo in scena.
Rispetto a qualche anno fa, quando l’unica emozione era quella di vedere qualche foto del mio paesello portato alla ribalta internazionale, oggi torno a casa con molti interrogati e qualche riflessione in più sul perchè faccio fatica a trovare una sintonia con queste fotografie.
La mostra ruota intorno al corpo di fotografie che Ghirri lasciò al CSAC in occasione dell’uscita del libro nel 1991 dal titolo “Viaggio dentro un antico labirinto“.
Si tratta di 153 fotografie realizzate per creare il mockup del libro. Tra l’altro in mostra è possibile visionare il menabò del libro!

A queste fotografie se ne aggiungono un’altra cinquantina che concorrono a completare il percorso di questa mostra “Labirinti della visione. Luigi Ghirri 1991“.
Un percorso che personalmente mi ha emozionato come non mai.
Ritengo che i curatori abbiamo realizato una mostra dal forte impatto emotivo. La location, le luci, il silenzio. Tutto concorre a creare un’atmosfera particolarmente intima che porta il visitatore ad entrare dentro le immagini.
Sì, è una mostra che vale la pena vedere, vuoi per gli inediti presenti, vuoi per la ricorrenza, vuoi per cercare una volta di più di entrare in relazione con Ghirri.
Mi sono interrogato diverse volte in questi giorni su questa mia difficoltà nel relazionarmi con la fotografia di Ghirri. Sono giunto alla conclusione che il motivo principale risiede proprio nei soggetti.
Il grosso della sua produzione infatti racconta quella che è casa mia.
E su questo concetto di “casa” ho voluto approfondire che cosa effettivamente significhi per me.
Al netto degli aspetti campanilistici, posso affermare che l’Emilia è casa mia, è quel luogo dove affondano le mie radici, è quel luogo dal quale sono emerso e verso il quale provo un misto di profondo odio, dolore ed amore contemporaneamente.
Il problema ovviamente non è il luogo in sè, ma cosa un luogo rappresenta e sopratutto chi quel luogo lo abita.
Quando guardo le fotografie di Ghirri mi rivedo bambino, conosco quelle atmosfere, quelle saracinesche, quei cancelli con le siepi, la campagna, la nebbia.
Insomma è parte integrante del mio dna e come fotografo non riesco ad andare oltre quella malinconia data da un tempo/luogo ormai trapassato a miglior vita.
C’è sempre, in ogni fotografia, un qualcosa che stona con il mio sentire o con il mio vedere. Una simmestria mal riuscita, una linea non perpendicolare, un taglio inusuale e così via.
Continuo a fissare le immagini e a pormi domande alle queli nessuno può rispondere.
Molto probabilmente perchè una risposta non esiste.
Anche in questa mostra Labirinti della visione, ritorno a casa con il cuore mesto nonostante sia stata una delle migliori esperienze che ho fatto ad una esposizione fotografica.
Ora sto sfogliando Kodachrome alla ricerca di un porto sicuro a cui approdare ma che so non troverò da nessuna parte.
Per chi non conoscesse Luigi Ghirri:
Luigi Ghirri è stato un fotografo italiano conosciuto per il suo lavoro nell’ambito della fotografia di paesaggio e per la sua riflessione teorica sulla fotografia. Nato nel 1943 a Scandiano, in Emilia Romagna, ha iniziato a interessarsi alla fotografia durante gli anni dell’università, dove ha studiato architettura. Negli anni ’70 ha iniziato a viaggiare per l’Italia per documentare il paesaggio urbano e industriale del Paese, sviluppando uno stile unico che combinava una sensibilità estetica rigorosa con una riflessione critica sulla società e sulla cultura. I suoi lavori sono stati esposti in numerose mostre in Italia e all’estero, e sono stati pubblicati in diverse raccolte fotografiche, come “Kodachrome” e “Paesaggi con figure”. Ghirri è considerato uno dei maggiori fotografi italiani del XX secolo e ha avuto un’influenza significativa sulla fotografia contemporanea.
Leave a reply