O della morte della fotografia penso io.
Cosa accade quando il mainstream decide che un luogo è o non è più il “Luogo”?
In entrambi i casi il risultato è tristemente sotto gli occhi di tutti, o per lo meno di quei tutti che hanno occhi per vedere.
Da un lato assistiamo all’esasperata frequentazione dei “soliti luoghi”. Complice l’enorme pressione “sociale” esercitata dalle varie piattaforme di condivisione, orde di turisti assediano senza soluzione di continuità poche e ben precise località.
Dall’altro un numero spropositato di “luoghi standard” vive, nella migliore delle ipotesi, un silenzioso oblio con buona pace degli amanti della solitudine. Me per primo!
E’ interessante notare come questa tendenza sia lungi dal segnare una flessione nei movimenti delle truppe armate di smartphone.
Anzi.
Ogni giorno che passa contribuisce ad alimentare ed aumentare quel bisogno di appagamento da like che pare essere l’unica via per sopravvivere in questo mondo.
A tal proposito ho letto con molto interesse il post di Smargiassi dal titolo “L’ego-panorama degli influencer” nel quale affronta il tema della “fotografabilità” di un luogo, o sarebbe meglio dire della sua “instagrammibilità“.
Sì perchè come per l’evoluzione o estinzione delle specie, Instagram esercita un’enorme pressione sociale. Un vortice che attira nell’abisso dell’anonimato milioni di utilizzatori, affamandoli con l’illusione di una vita facile per ripagarli invece con invidia e la frustrazione di quei pochi “influencer” che determinano gioco forza la sorte di ogni luogo su questo pianeta.
Condivido molto di quanto scritto da Smargiassi. Aggiungerei anche che questa tendenza ha cambiato radicalmente e definitivamente le motivazioni per cui ci si muove verso un luogo piuttosto che un altro.
Non è più infatti l’interesse intrinseco per quello che quel luogo ha da offrire (monumenti, paesaggi, ecc.), ma l’eco sociale che una fotografia fatta in quel luogo è in grado di produrre nella sfera digitale.
E’ il trionfo del qualunquismo, è la morte delle idee e della curiosità.
Ahimè basta poco per testare queste affermazioni. E’ sufficiente recarsi in un luogo “instagrammabile” qualunque e tentare la condivisione di qualche fotografia più “originale”.
Vedrete che i risultati, effimeri, non tarderanno ad arrivare.
Qui torniamo all’ormai trito e ritrito tema di come la fotografia non è più in funzione del soggetto ma esattamente il contrario.
Scroscio di applausi!
Non mi stancherò mai di ripeterlo: fate ricerca, inseguite i vostri interessi, sviluppato un vostro linguaggio.
Tutto il resto è noia.
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