Il Brescia photo festival, in occasione di Bresca Capitale, propone quest’anno la mostra “Luce della montagna“, un racconto di esplorazione dell’universo iconografico della montagna attraverso 4 icone della fotografia.
Il racconto della montagna presenta il gigante Ansel Adams con le sue fotografie in bianco e nero di paesaggi dei parchi nazionali americani, veri e propri totem del Novecento; Martín Chambi, uno dei primi importanti fotografi del Sudamerica, con le sue Ande peruviane intrise di documentazione etnografica e storica; Vittorio Sella, uno dei più straordinari fotografi storici della montagna, impegnato a documentare come nessun altro le esplorazioni alpinistiche. E infine, con un portfolio originale in corso di realizzazione su commissione di Fondazione Brescia Musei sulle Alpi bresciane, la montagna ‘di casa’ impressa da Axel Hütte, tra i più importanti rappresentanti della fotografia tedesca contemporanea. La mostra rappresenta la punta di diamante della VI Edizione del Brescia Photo Festival, evento prodotto da Fondazione Brescia Musei, per la straordinaria edizione 2023 intestato al tema Capitale, e che coinvolge anche il Mo.Ca – Centro per le nuove culture.
La mostra è allestita all’interno del Museo di Santa Giulia, location di prim’ordine che permette l’esposizione di opere di dimensioni anche importanti oltre che a garantire per il visitatore un’esperienza sicuramente immersiva.


Con queste premesse sabato scorso sono stato a Brescia insieme ad altri quattro amici fotografi per una “giornata di fotografia”.
Non nascondo che avevo delle aspettitive piuttosto alte. Vuoi per i nomi, vuoi per la location (l’anno scorso avevamo visto la mostra di Weston).
Sinceramente al termine della visita mi sono ritrovato di fronte alla gigantografia di Vittorio Sella a pensare a quello che avevo appena visto e a prendere atto di una certa delusione.

L’impressione che ho avuto è che mancasse qualcosa.
Mi spiego meglio.
In Luce della montagna, non ho trovato un filo conduttore tra le opere proposte, un po’ come se ci fosse stato uno spazio non troppo grande da riempire e ci si fossero state buttate dentro un po’ di cose.
Queste cose (fotografie) però non erano abbastanza per riempire quello spazio quindi si è fatto un potpourri di diverse cose.
Io la montagna l’ho solo intravista. Troppe immagini etnografiche e non è certo l’emozione di vedere alcune fotografie iconiche di Adams o stampe con più di 100 anni di Sella a togliermi quell’amaro in bocca.
Certo, se non avete mai visto Adams e Sella dal vivo è imperativo visitare la mostra.
Il resto mi ha lasciato particolarmente indifferente.
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