La settimana scorsa ho letto un interessante post pubblicato da un fotografo canadese che apprezzo particolarmente e che ha tra i punti di forza delle sue fotografie di paesaggio la presenza di un soggetto umano.
Al di là delle motivazioni prettamente fotografiche dovute alla prospettiva ed alla scala di rapporto tra uomo e ambiente, la cosa molto interessante è il paragrafo nel quale spiega come oggi il motivo di questa scelta sia dovuto essenzialmente all’aver riconosciuto questa distanza che l’uomo ha posto tra se stesso e l’ambiente e come lui voglia resistituire la possibilità di tornare verso quella natura.
Sul fatto che l’essere umano abbia scavato un solco tra se stesso e tutto il resto sono anni che lo penso e che non perdo occasione per ribadirlo, anche su me stesso.
Questo solco che cerco ogni giorno di colmare a me pare sempre troppo largo e profondo tanto che più volte ho espresso le mie difficoltà nella pratica di riavvicinamento alla natura.
La mia fotografia quindi rispecchia, tra gli altri, questo pensiero, questo mio stato d’animo, questa mia incapacità di riallacciare questo rapporto di cui intuisco averne estremo bisogno.
Nella mia fotografia se mai ci fosse un essere umano, sarebbe talmente piccolo da scomparire perchè è questa la sensazione, fondamentalmente di annichilimento, che provo quando sono in ambiente.
Ho deciso da molto tempo quindi di non includere, per quanto possibile, non solo l’essere umano ma anche tutti quei segni che ne testimoniano la sua presenza.
Confesso che non è per nulla facile, anzi molto spesso mi sono trovato nell’impossibilità di scattare una fotografia perchè impossibilitato a rimuovere in fase di ripresa qualche elemento antropico.
E’ una scelta ardua da portare avanti però fa parte della mia cifra fotografica e del mio sentire e del mio vivere e del mio vedere quel poco di ambiente che ancora rimane disponibile.
Fotograficamente parlando, avere un paesaggio senza persone restituisce un senso di smarrimento nell’osservatore in quanto mancano quei naturali punti di riferimento per inquadrare il paesaggio secondo una prospettiva ed una scala a noi riconoscibile.
D’altro canto un paesaggio senza persone togliendo questi riferimenti permette all’osservatore, dal mio punto di vista, di immergersi e perdersi all’interno di una fotografia.
Sono ovviamente punti di vista. Valgono entrambi.
Io sono contento di essere riuscito fino ad oggi ad essecondare questo mio bisogno di restituire almeno in parte quel senso di vastità, paura e annichilimento che vivo costantemente quando mi trovo in ambiente.
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