La coltre di nubi biancastre che si confonde con il bianco della neve va lentamente dissolvendosi.
Come dal nulla le forme dell’Altrove riacquistano una consistenza.
Macchie nere di roccia compaiono in un mare di nulla.
Una linea seghettata a fatica cerca di emergere dalle profondità di un cielo color latte.
E’ l’Altrove che si manifesta in tutta la sua enormità. E’ un Altrove assediato dall’homo.
I boati dell’homo si susseguono a ritmo costante nel tentativo di arginare l’Altrove. E’ un’energia, questa che l’homo mette in campo, che evoca movimento, progresso, vittoria.
L’homo pensa di poter controllare l’Altrove, è fiero della sua forza.
Quello che però l’homo non comprende è che l’Altrove è superiore a queste dimostrazioni di onnipotenza perchè l’Altrove era, è e sarà.
Oltre l’orizzonte verso cui l’homo scruta incessantemente dalla notte dei tempi, l’Altrove rimane onnipresente, onnisciente, onnipotente.
E’ un telo sottile che ricopre le pieghe del tempo definendo un confine metafisico che a volte viene percepito come sprono, altre come limite, altre come essere.
Così come la Wilderness è dentro ognuno di noi, anche l’Altrove dimora nei cuori e nelle menti dell’homo.
Il mio Altrove ha posto il suo seme una era fa, me ne sono preso cura come ho potuto, a fasi alterne, lui è cresciuto fino a colmare un vuoto.
Oggi porto l’Altrove con me in ogni dove, in ogni tempo.
E’ l’ultimo baluardo a cui rivolgo i miei pensieri nei momenti difficili. E’ il santuario a cui indirizzo le mie invocazioni la sera prima di addormentarmi.
E’ il luogo dove le mie ceneri saranno disperse.
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