Penso che in ogni idioma esistano delle parole che hanno la capacità di condensare in pochissimi caratteri concetti, sensazioni, emozioni pazzescamente enormi.
Sehnsucht è una di quelle parole.
Di difficile traduzione in italiano, questo termine proviene direttamente dal romanticismo tedesco.
Se si dovesse dare però una definizione, potremmo intenderlo come “struggimento”, “desiderio ardente” o “malinconia”.
Ecco alcune sfumature di significato di “Sehnsucht”:
- desiderio profondo e struggente: Si tratta di un desiderio intenso e in qualche modo irraggiungibile, che può riguardare persone, luoghi, esperienze o qualcosa di indefinito.
- senso di insoddisfazione: Spesso la Sehnsucht nasce da una sensazione di incompletezza o mancanza nella propria vita attuale.
- nostalgia per qualcosa di sconosciuto: Può essere un desiderio di qualcosa che non si è mai sperimentato, un senso di attrazione per l’ignoto.
- apertura alla possibilità: Sehnsucht può essere vista come una forza motrice, che spinge a cercare qualcosa di più grande e significativo.
Devo dire che sono sempre stato affascinato dalla capacità di sintesi che hanno alcune persone, lo stesso posso dire di termini come questo: Sehnsucht. Dopo aver riflettuto sui vari significati attribuiti a questo concetto, ho cominciato a notare come esso sia andato naturalmente ad intrecciarsi con la mia esperienza contemplativa.
Il primo esempio che emerge dalla mia memoria è quando in presenza di vastità montane vengo colto da un senso di annichilimento unito ad un moto di stasi nel tentativo di esplorare ogni singolo anfratto che il mio sguardo coglie.
Il fascino, e al tempo stesso la paura, dell’ignoto si manifestano molto spesso con forza possente.
Lo sguardo si perde non trovando riferimenti e vaga verso l’orizzonte perdendosi magari nella bruma della sera.
Un altro esempio, tra l’altro accaduto poche settimane fa, è stato in presenza di un cielo stellato particolarmente “luccicante”.
Fermo a bordo strada, in una zona fortunatamente molto buia, ho gettato lo sguardo in alto ma invece che trovare il buio, sono rimasto abbagliato, quasi folgorato, dal firmamento.
Confesso che per una frazione di secondo ho avuto paura, una paura primordiale che ovviamente non sapendo come gestirla, ho scacciato subito.
Un po’ me ne pento perchè avrei invece potuto “cincischiare” un pochino su quella paura per cercare di capirla meglio, ma ha vinto l’istinto che dalla paura non vuole altro che fuggire. Però per qualche ora mi è rimasta addosso quella sensazione strana di timore verso l’ignoto.
Sto imparando con molta fatica che niente è frutto di un’unica cosa, ma che tutto è irrimediabilmente collegato.
Queste esperienze mi hanno infatti mostrato come la Sehnsucht, la contemplazione e la natura siano profondamente interconnesse. Questi tre elementi formano un ciclo dinamico in cui ciascuno nutre e amplifica gli altri, arricchendo la mia comprensione in relazione al mondo e verso me stesso.
In pratica la contemplazione rende manifesta la Sehnsucht e, contemporaneamente, la Sehnsucht evoca stati d’animo in grado di favorire un’ulteriore apertura alla contemplazione. In questo disegno la natura si posiziona sia come catalizzatore di contemplazione che di sentimento di “struggimento”, “desiderio ardente” o “malinconia”, formando una danza che mi spinge ogni volta a cercare oltre l’evidente.
Mi piace pensare che ciascuno possieda una propria Sehnsucht, poiché tutti noi reagiamo in modo unico agli stimoli che incontriamo. Reputo però che la Sehnsucht e la contemplazione possano risultare per molti come una chiave a doppia mandata, in quanto la contemplazione consente di esprimere la Sehnsucht, mentre la Sehnsucht induce stati d’animo che sono propedeutici a una più profonda contemplazione.
Poi ovvio, la porta che saranno in grado di aprire resterà unica e irripetibile, per ognuno.
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