Ho imparato, e ci ho messo veramente tanti tanti anni, che prendersi del “tempo” per se stessi non è un peccato mortale!
Fatta questa premessa, durante l’ultima sessione di foto in Dolomiti, nonostante il meteo strepitoso ho deciso di dedicare una giornata intera all’esplorazione di una parte del Parco Naturale Paneveggio e Pale di San Martino che non avevo mai frequentato per i motivi più disparati, primo fra tutti l’accesso troppo semplice e scontato!
Ho quindi deciso di dividere in due la giornata e dedicare la mattina ai Laghetti di Colbricon mentre il pomeriggio al Sentiero Marciò. Tecnicamente non presentano nessun tipo di difficoltà, tanto basta che le orde di turisti agostani si sono trasformate in orde di turisti dicembrini, ma qualcosa bisogna pur pagare vista la semplicità dei percorsi.
Entrambi si snodano all’interno della foresta di Paneveggio, personalmente una delle più belle foreste europee. Un luogo che conserva una magia particolare, ma che ahimè ha bisogno di assoluto silenzio per essere vissuto e goduto.
I laghetti di Colbricon, nella loro veste invernale, appaiono come due occhi ciechi rivolti verso il cielo. Due pozze completamente ghiacciate animate solamente dai sordi boati del ghiaccio in movimento. Tutto intorno un paesaggio a metà tra lo spettrale ed il lunare è sovrastato dalla parete scusa e minacciosa del Colbricon Piccolo (2511 mt.).
Di tutt’altro spirito invece il Sentiero Marciò che, partendo dal centro visitatori di Paneveggio, si snoda all’interno di una parte della foresta dei violini in un percorso didattico ben strutturato. Immersi nella foresta bisogna prima di tutto non pensare e lasciarsi guidare dai sensi alla scorperta di questo angolo di paradiso. Tra gli scorci che più di ogni altro mi hanno sorpreso vi è sicuramente il torrente Travignolo, che partendo dalle pendici delle Pale di San Martino, va poi a valle ad alimentare il lago artificiale di Paneveggio.
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