Ricordo molto bene quella mattina di 7 anni fa quando dopo una sosta veloce ad un panificio, lasciammo Jasper in direzione dell’Athabasca Glacier con l’intento di esplorare, col poco tempo a disposizione, le meraviglie che la Natura ha concentrato, e che l’uomo non è ancora riuscito a rovinare, in quella zona.
Ad una trentina di chilometri a sud di Jasper, si trovano le Athabasca Falls. Cascate che, grazie al grande volume di acqua, risultano allegramente fragorose. Un salto di 23 metri, tanto separa i due piani di scorrimento, che regala uno spettacolo unico di potenza.
Era ancora molto presto e le orde di turisti si riassumevano in una manciata di cinesi incuriositi. Guardando verso sud il vapore dell’acqua illuminato dal sole aveva un qualcosa di epico. Quando si è in presenza di manifestazioni di questa portata è difficile esprimere a parole i sentimenti che si provano, il più delle volte è molto meglio concentrarsi su ciò che si sta vivendo che non sforzarsi di raccontarlo attraverso grandi discorsi.
Ci aggiriamo cercando di sbirciare verso il basso dalle postazioni panoramiche. Non so per quale motivo ma le cascate, sopratutto quando mi trovo molto vicino, hanno che di ipnotico. Più le guardo e più mi perdo nell’infinito flusso di acqua che scende.
Ogni tanto riapro il catalogo di quel viaggio e nonostante gli anni si accumulino, i ricordi rimangono vividi nel cuore e nella mente.
Ricordo che una delle cose che mi impressionò di più fu quanto l’acqua nei secoli avesse scavato la roccia facendosi strada inesorabilmente verso nord.
Ricordo. Ricordo. Ricordo.
We will come back!
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