Mentre arranco per trovare una posizione discreta per scattare una fotografia delle cascate del Doccione con il riflesso di alcuni alberi illuminati dal sole che sale alle mie spalle, affondo le mani nel muschio che si trova a soli pochi metri dal torrente e rimango impietrito nel constatare che il muschio è secco!
Non ci credo, tasto intorno alla ricerca di quella tipica sensazione soffice e bagnata del muschio ma niente. Il sottobosco è una distesa arida, è solo un ricordo sbiadito di se stesso. Credo che anche lui faccia fatica a riconoscersi.

Incastrato contro la roccia ed immerso in una pozza d’acqua scatto questa immagine con le cascate del Doccione e un bellissimo riflesso di chiome colorate.
Scendo lungo la cascata ormai relegata ad un rigagnolo inespressivo per qualche posa, ma in fondo ha poco da regalare se non qualche tronco secco e qualche foglia colorata. Decido di lasciar stare e mi addentro nel bosco alla ricerca di qualche spunto. La luce è stupenda ed il tetto di foglie variopinte dal verde al rosso crea un luce calda che allieta non solo la vista. Un fascio di luce taglia a metà il bosco, situazione ideale per una clip lunga, così mentre la macchina riprende mi sdraio con la testa incastrata tra 4 tronchi che salgono dritti verso il cielo e lascio vagare la mente. Le chiome ancora ricche di foglie colorate sono il soffitto perfetto per trattenere i foschi pensieri che aleggiano nella mia testa. Mi godo il silenzio assoluto del bosco, sono un tutt’uno con questa terra.
Risalgo ulteriormente il pendio sbucando all’improvviso su di un pianoro nel quale scorre placido quel che resta del torrente in un contesto idilliaco. Rimango basito di fronte alla bellezza. Ho in mente un’immagine del Signore degli Anelli quando Frodo giunge per la prima volta a Gran Burrone. Una luce da favola penetra dalle chiome dei faggi, il tappeto rosso di foglie secche riflette a mezz’aria un calore che riappacifica con il mondo. Mi sembra quasi di dissacrare un luogo sacro, mi accontento di sedermi su di un masso e guardare. Fisso lo sguardo nel nulla in fondo al bosco fin dove la luce lascia spazio al buio.
Mi concedo i miei minuti di contemplazione per poi scattare questa immagine. Un’immagine che mi rimarrà nel cuore per un bel po’ di tempo. I colori, l’inaspettato di un luogo sconosciuto, la solitudine.
Il pomeriggio arriva presto in autunno e lentamente comincio a scendere con un misto di gioia e tristezza nel cuore. Questo è veramente un anno orribilis per il meteo, la nostra regione sta patendo le pene dell’inferno da mesi e le prospettive autunnali non sono delle migliori. Non oso immaginare come potranno trasformarsi questi boschi se nei prossimi 20 anni la siccità continuerà ad imperversare a queste latitudini. Noi continueremo a documentare la situazione ed i cambiamenti che inevitabilmente ci stanno attendendo dietro l’angolo.
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