Ho conosciuto Stefano Zardini nel luglio del 2018 durante la prima Masterclass di Bianco e Nero tenuta da Alberto Bregani.

Di quella giornata e mezza passata insieme conservo tanti ricordi. Alcuni legati alla sua storia, altri molto più tecnici legati al suo approccio alla fotografia in generale ed alla montagna in particolare.
Posso direi di Stefano Zardini, così come di Alberto Bregani, che rappresentano prima di tutto quel tipo di uomo che fa della condivisione non un punto debole ma una caratteristica determinante. Ho apprezzato fin da subito il carattere esplosivo ed estroso di Stefano così lontano dal mio modo di essere e di fotografare. La sua disponibilità nel mostrare e parlare del suo punto vista e della sua visione. Come ho imparato nella mia vita privata, spesso gli opposti si attraggono nella misura in cui c’è curiosità e voglia di scoprire.

Ho ascoltato ogni parola dei racconti di Stefano, in particolare quel momento molto intimo che non dimenticherò mai quando, seduti ad un tavolo del rifugio Graffer, Stefano prese la parola, complice anche l’atmosfera molto intima che si era creata, e ci raccontò un aneddoto terribile della sua carriera di fotografo di reportage. Ricordo le sue lacrime nel ricordare quei momenti. La voce strozzata. Grazie di aver condiviso con noi, con me, quella tua esperienza.
Sono quei momenti che risultano fondanti in un rapporto anche solo di poche ore. Sono momenti che ti fanno capire, al di là del professionista, l’uomo che hai di fronte.
“Non limitare le tue capacità ad una sola direzione, troppo facile, le montagne stanno lì sempre uguali ed è il tempo meteorologico a creare le differenze…. Guardati attorno….”
Caro Stefano, non posso che augurarti buon viaggio ringraziandoti nuovamente del tempo che hai condiviso con me.
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[…] anno fa, in compagnia di Alberto Bregani, Stefano Zardini ed altri fotografi, si era in Brenta per la Masterclass di bianco e nero e durante una delle uscite […]