Nelle ultime due settimane ho avuto la possibilità di vedere sia Banff Mountain Film Festival World Tour che il pluri premiato Free Solo di Jimmy Chin e Elizabeth Chai Vasarhelyi.
Sono da sempre un fan del Banff, mi piace la formula, mi piacciono i contenuti. Negli ultimi 3 anni però si è assistito, per lo meno per la selezione dei film per l’Italia, ad un progressivo ed inesorabile andamento al ribasso che, per quanto mi riguarda, ha toccato il fondo nel 2017.
Ricordo che uscii disgustato dalla sala e non fui l’unico.
Come è giusto criticare le cose quando vanno male, è anche sacrosanto elogiare quando invece vanno bene. Vorrei quindi spendere due parole di elogio al team che ha curato questa edizione ringraziandoli del lavoro svolto.
La selezione dei film è stata oggettivamente ottima con la presenza sia di cortometraggi da pochi minuti che film più lunghi nei quali c’è onestamente più possibilità di essere coinvolti nella storia. Ovviamente a tutti non può piacere tutto, quindi anche per me ci sono stati un paio di film veramente noiosi. Probabilmente i contenuti avventurosi/alpinistici hanno determinato la loro scelta e su questo sono d’accordo, ma a livello di coinvolgimento del pubblico a mio parere hanno lasciato alquanto a desiderare.
Personalmente i due contributi che nell’insieme sono risultati più indigesti sono stati “Notes from the wall” e “Far Out: Kai Jones“.
I problemi di “Notes from the wall” sono stati un connubio di lunghezza del film unita ad una noiosa routine in parete prima di qualunque emozione. Non basta inserire delle clip simpatiche mentre si espletano i bisogni corporei per alzare l’attenzione del pubblico, sì qualche risata la strappi ma nel complesso il film è risultato di una noia mortale.
Su “Far Out: Kai Jones” non so bene cosa dire, cioè lo so benissimo, ma cercherò di essere diplomatico. A mio parere, con tutti i problemi che stiamo vivendo sulle Alpi a livello di comportamento e rispetto dell’ambiente e della cultura montana, non puoi mettere in scena un ragazzino di 11 anni che si esibisce in un tripudio di free-ride con la strafottenza che solo un americano può avere. Dal mio punto di vista è inaccettabile.
Ma veniamo alle cose belle, perché ci sono state!
Il film in assoluto che mi ha sorpreso e coinvolto di più è stato senza ombra di dubbio “Tierra del Viento” di Laura Belinky. La Patagonia è un sogno che coltivo da tanti anni e le immagini di questo film hanno una poesia particolare.
Credo che il prodotto che ne è uscito sia una storia di amore per una terra unita ad una passione viscerale per la fotografia che porta il nome di Eliseo Miciu.
Vedere sul grande schermo le immagini di Miciu è un come ricevere un pugno nelle stomaco. Sono schiette, sono dure, sono vere.
Vederlo all’opera e sentirlo parlare mi ha ridato la speranza in un’umanità nella fotografia di paesaggio e di racconto che pensavo ormai fosse solo un lontanissimo ricordo.
Venendo a Free Solo non nascondo che avevo molte aspettative, mi piace lo stile di Jimmy Chin e anche se non sono un fan sfegato dell’arrampicata lo sono sicuramente di belle immagini.
Devo subito dire che il film mi ha deluso. Senza mettere in discussione l’impresa al limite del sovrumano di Alex Honnold, il film ricalca un format ormai trito e ritrito con un racconto che se non si discosta mai da una narrazione scontata e prevedibile. Negli ultimi anni ho visto decine di film del genere tutti con lo stesso svolgimento.
Certo gli ultimi 10 minuti fanno sudare le mani a chiunque, ma un ora e quaranta forse è un tempo un po’ troppo lungo per raccontare il rapporto molto complesso tra Honnold e il Free Solo. Sto pensando che forse il mio punto di partenza è sbagliato, mi sono reso conto che nel mio modo schematico di vedere le cose, ho immaginato questo film incentrato solo sulla scalata a El Capitan quando invece si tratta probabilmente di un è un elogio ad uno stile di arrampicata, il Free Solo.
Ora non ci rimane che attendere il prossimo autunno per il Banff 2019 e sapere chi sarà il prossimo vincitore 🙂
Se invece non avete pazienza e non volete aspettare, allora è alle porte la 67esima edizione del Trento Film Festival. Dal 27 aprile al 5 maggio va in scena infatti la kermesse nostrana dedicata al cinema e all’editoria di montagna, un appuntamento imperdibile che quest’anno ha come paese ospite il Marocco.
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