Ma veramente vogliamo celebrare questa ennesima giornata “Earth Day”?
Me lo chiedo perché se l’intento è quello di celebrare questo pianeta temo che sia un po’ anacronistico visto come negli ultimi, diciamo due/trecento anni, lo abbiamo trattato.
Se potessi disegnare su di un grafico l’andamento dello sfruttamento di ogni tipo di risorsa naturale che questo pianeta ha da offrire, credo che rimarremmo perlomeno interdetti nel constatare di quanto abbiamo saccheggiato, distrutto, rovinato, violentato non so aggiungete voi il verbo che ritenete più appropriato.

Ma volendo considerare questo saccheggio un male necessario ai fini della nostra sopravvivenza, vogliamo parlare di quello che stiamo lasciando alle nostre spalle?
Nella migliore delle ipotesi un deserto arido costellato di morte e depravazione, un mondo al limite del vivibile anche per noi umani.
Fino ad oggi siamo stati in grado solo di consumare.
Se ci pensiamo bene noi non contribuiamo a nulla nel processo vitale di questo pianeta, qualunque nostra attività va nella direzione opposta, perfino la nostra morte che potrebbe essere l’unico contributo di arricchimento di questa terra che calpestiamo è vanificata all’interno di bare ermetiche.
Ma torniamo all’Earth Day, se questa giornata invece la vogliamo dedicare alla sensibilizzazione verso le problematiche ambientali a 360 gradi che abbiamo sotto il naso, beh allora lasciatemelo dire si tratta di una mera presa per il culo. In verità qualunque “giornata di qualcosa” è una presa per il culo. Siamo così bravi a raccontarcela che ogni occasione di batterci il petto in segno di mea culpa per esorcizzare il male del passato e guardare al futuro con ottimismo, non va che relegarci ogni volta di più in un angolo evolutivo.

Abbiamo terminato da molto tempo di ringraziare Madre Terra per i suoi doni e le sue creature. La triste realtà è che ci siamo solo noi. Siamo chiusi in una grande bolla che abbiamo contribuito con gioia a costruire isolandoci da quel contesto naturale dal quale forse non vogliamo ammettere di provenire. E’ un po’ come quando il poveraccio improvvisamente diventato ricco, rinnega le proprie umili origini e conoscenze. Ecco noi siamo nella stessa situazione.
E’ come se ci fossimo ma non troppo. Non è mai colpa nostra e sopratutto il mantra “vuoi che succeda proprio a me” ci ha portato sull’orlo del baratro.
Temo che il nostro peggior successo, o l’errore evolutivo più grande, sia stato prendere coscienza di noi stessi.
Probabilmente anche questa volta l’unico modo perché effettivamente si cominci a cambiare qualcosa seriamente, sarà quello di raggiungere il fondo del barile. Infatti da sempre l’uomo ha trovato gli stimoli per mettersi in gioco solo quando la situazione pareva ormai compromessa. Ma oggi stiamo giocando con il fuoco e non sempre scottarsi è una buona cosa.
Continuiamo a pensare di poter governare questo mondo attraverso un approccio avulso dalla realtà, forse nella visione miope che di solito abbiamo la cosa pare funzionare, ma non riusciamo a capire che i tempi della Natura non sono i nostri.
Quando comprenderemo che tutto quello che ci circonda non è nostro ma è in condivisione allora forse riusciremo a vivere un po’ più in simbiosi con questo Mondo.
Buon Earth Day a tutti voi.
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