Sono passati 30 anni da quel 15 luglio del 1989 quando per la prima volta misi piede in queste valli.
Ero già stato iniziato alla montagna, ma all’epoca, all’età di 4 e 5 anni, non avevo minimamente la percezione di cosa fosse l’ambiente figuriamoci la montagna. Di quelle prime esperienze le uniche cose che ricordo erano i bambini di Roncadizza che nella loro lingua madre svolgevano diligentemente l’opera di presa per il culo verso il bimbo italiano mentre cercavo di costruire come un castoro una piccola diga in un rivolo di acqua di fronte a dove alloggiavamo.
Quei monti, le Dolomiti, le rividi solo raggiunti i 15 anni. Un mese intero trascorso al cospetto di quello che, solo dopo molti anni, riconobbi come il mio vero imprinting a queste montagne: il Picco di Vallandro. Da quell’anno non ho più smesso di tornare in questi luoghi, di esplorare, di cercare di conoscere ed entrare in simbiosi con un ambiente che fin da subito ho eletto come cura del mio perenne malessere.
In 30 anni ho visto cambiare la geografia dei paesi e delle strade, ho visto e toccato con mano i cambiamenti sociali portati dal turismo e dal benessere, ho visto la devastazione del turismo di massa e dei social media. Ho visto un territorio crescere e trasformarsi in un qualcosa che per certi versi non ha più i connotati che avevo conosciuto da ragazzo.
Ecco perché negli ultimi 10 anni ho sempre più prediletto percorsi solitari, spesso in zone poco blasonate, che mi hanno aiutato a raccontare e scoprire questo territorio, con uno sguardo più ampio, senza fermarmi alla prima impressione tipica del turista mordi e fuggi.
Ecco perché oggi sono qui, in cima a questo monte dal nome impronunciabile Kühwiesenkopf, e mi guardo intorno. Guardo laggiù, dove 30 anni fa c’era anche modo di costruire un piccolo campo da volley ed invece oggi è praticamente impossibile, guardo il business che brulica producendo denari e svendendo la propria anima, non scorgo i dettagli da qui, ma sento benissimo il tintinnare del registratore di cassa mentre batte le migliaia di scontrini che ogni stagione vengono sfornati da questa valle. Un business che ha violentato e devastato in maniera definitiva ed irrecuperabile un territorio svendendone il patrimonio culturale e naturale.
Era tanto che volevo chiudere il periplo di questa zona
Vorrei poter tornare qui per i prossimi 30 anni, ma l’età anagrafica mi dice che sarà molto difficile. Quello che invece so per certo è che continuerò ad esplorare tutti quei sentieri e quelle zone di serie B che contribuiscono a formare lo spessore di un luogo fino a quando il fisico supporterà le intenzioni della mente.
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