Ho vissuto buona parte della mia vita inseguendo una chimera.
Per tanto tempo ho pensato di essere o rappresentare qualcosa che fosse un pelo più della media. Mi sbagliavo.
Ho percorso le vie di questo mondo con l’illusione di sapere quale fosse la mia strada, il mio posto, il mio obiettivo. Mi sbagliavo.
Ho fatto miei obiettivi e valori che invece non mi appartenevano per nulla.
Ma non ho mentito a me stesso o ad altri. Ho semplicemente svolto il compito a cui ero stato chiamato. Ho capito però che non sapevo nulla.
Come ogni fase di cambiamento, anche quella che ho vissuto e che tutt’ora è in corso, non è stata semplice. A tratti dolorosa. Per lo più fumosa.
La resistenza al cambiamento cozza clamorosamente con la necessità del cambiamento stesso, pena l’estinzione.
E’ successo quindi per caso, o forse no, che in un bosco abbia deciso di spogliarmi. Prima gli scarponi e le calze. Il freddo e l’umido della terra. I passi incerti su di un terreno che per quando conoscessi a menadito lo scoprivo veramente in quel preciso momento.
Mi sono tolto i vestiti e sono rimasto così ad assorbire il mondo che mi circondava. Un’esperienza illuminante. Una rinascita.

Mi sono riscoperto per quello che effettivamente sono. Un animale.
Alla soglia dei cinquant’anni, leggermente sovrappeso, protetto dai mille ammennicoli che la società mi stimola a comprare ogni giorno, sono il perfetto prototipo di uomo del ventunesimo secolo.
Prendere coscienza del proprio corpo e dei propri limiti quindi è quanto di più lontano da quello che la nostra società vuole farci fare.
Prendere coscienza di chi siamo e da dove veniamo appare oggi come un’eresia. Tutto il nostro mondo tende a relegare la nostra essenza in un angolo buio del nostro passato, come se questa fosse un’onta, una macchia indelebile nel percorso verso il progresso che abbiamo intrapreso qualche decina di migliaia di anni fa.
Con fatica, ma con perseveranza, ho cominciato a sperimentare cosa voglia dire immergersi nella natura senza protezioni.
Camminare a piedi nudi può essere un’esperienza esaltante se il terreno è morbido, ma se al posto del muschio ci sono invece rami secchi e ricci di castagne la sensazione è tutt’altro che piacevole.
Spogliarsi ti mette letteralmente a nudo, prima di tutto psicologicamente.
Scrollarsi di dosso migliaia di anni di pudicìzia è tutt’altro che facile. La paura del giudizio degli altri, qualunque esso sia, è un chiodo fisso.
Dopo qualche mese di esperienze in questo senso ho capito che non si trattava di un capriccio o di una sfida contro me stesso. Semplicemente ho capito che interagire con l’ambiente che più prediligo, boschi e montagne, nudo è un’esigenza.
E’ questo quindi il mio percorso che intendo seguire per gli anni a venire.
E’ un percorso strettamente personale che ha come unico obiettivo quello di raccontare la sensazioni che come animale, avulso dalla realtà della Natura, cerco di recuperare prima di tutto per il mio benessere personale.
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