Sulla potenza dell’acqua se ne sono dette di ogni e non si perde occasione per celebrare ed enfatizzare le sue peculiarità.
C’è però una potenza dell’acqua che non è per tutti perché va sperimentata di persona. Bisogna assumersi il rischio di mettersi a tu per tu con lei.
Sembra facile e forse anche piuttosto banale detto così.
Ma porsi veramente al cospetto dell’acqua e lasciarsi permeare dalla sua potenza penso non sia così scontato.
Il mese scorso, durante l’ennesima esplorazione delle cascate di Fanes, sono rimasto colpito più di altre volte dalla portata e dalla magnificenza del Rio di Fanes.
Uno scorcio fuori sentiero che già conosco ha attirato la mia attenzione. Mi sono affacciato ad uno dei tanti baratri dentro ai quali il torrente si getta con prepotente baldanza e mi sono spogliato. Ho lasciato che il mio corpo venisse investito dal rumore e dal respiro della cascata.
Un brivido di freddo. Un brivido di paura. Un’energia incredibile.

Ho atteso che cessasse quel momento di sorpresa e stupore immerso in una delle massime espressioni naturali che ci rimangono su questo pianeta.
E’ sempre più difficile riuscire ad instaurare una relazione con l’ambiente che ci circonda. Banalmente siamo in troppi per ricavare quello stato psicofisico necessario ad entrare in sintonia.
Si è sempre di più relegati in una sorta di “riserva” virtuale nella quale gli spazi sono sempre più stretti e compressi tra il “dover fare” ed il “dover essere”.
Non basta essere se stessi?

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