Rewilding is a progressive approach to conservation. It’s about letting nature take care of itself, enabling natural processes to shape land and sea, repair damaged ecosystems and restore degraded landscapes. Through rewilding, wildlife’s natural rhythms create wilder, more biodiverse habitats.
Ho scoperto ieri questo termine, rewilding, che corrisponde ad un movimento nato in Scozia con l’obiettivo di “fare un passo indietro” e lasciare alla Natura il compito di curarsi e gestirsi.
Sì perché è una vita che lo dico, ma la natura non ha bisogno del nostro aiuto per andare avanti, anzi, qualunque intervento mettiamo in atto, immancabilmente finisce per creare nuovi problemi.
Semplicemente non siamo in grado di occuparci di questo tema
L’arroganza che da sempre ci caratterizza, ci pone sempre su un livello altro, più elevato rispetto a qualunque cosa ci circondi, impedendoci in questo modo, di capire veramente ciò che abbiamo davanti.
Servirebbe una cultura dell’umiltà che fin da piccoli insegni a guardare ed ascoltare. Una cultura del rispetto. Una cultura di condivisione.
Share the road
Anche in Italia lo stesso movimento è attivo in Abruzzo in una delle zone più “selvagge” dell’Appennino Centrale. Gli obiettivi sono ambiziosi: natura più selvaggia, più flora e fauna selvatiche.
Il tutto in contesto di salvaguardia e ricerca di equilibrio tra noi e tutto il resto.
Questa ricerca di equilibrio è forse il tema su cui continuo a riflettere da tempo ponendomi questa domanda: è veramente possibile stabilire un equilibrio tra chi/cosa siamo e quello che facciamo e l’ambiente che ci circonda?
Fino ad oggi l’unica risposta che ho sempre trovato è stata: NO!
I motivi sono tanti ed è onestamente difficile metterli tutti in fila. E’ un po’ come essere all’interno di un sistema troppo complesso per capirne le dinamiche e quindi apportare delle modifiche.
In estrema sintesi tutto quello che viene messo in atto risponde ad una logica di “riserva indiana” ovvero piccole enclave (vedi aree naturalistiche piuttosto che parchi naturali, ecc.) nelle quali ci si sforza di mantenere uno status quo per preservare quello che rimane, però costantemente assediate dalla nostra bramosia per quello che rappresentano, ovvero tutto quello che con la tecnologia e la modernità abbiamo perso.
E’ piuttosto anacronistica questa situazione, ed è anche il motivo per cui queste iniziative sono generalmente destinate al fallimento o, nella migliore delle ipotesi, ad una magra sussistenza sul modello zoo.

Leave a reply