Piove a dirotto lungo la strada che risale la valle.
Il crinale che a mano a mano si avvicina ad ogni tornante è completamente coperto di nubi.
In alto si scorgono i primi segnali dell’autunno imminente. I mirtilli spruzzano di un rosso acceso i versanti che si tuffano nei boschi ancora verdissimi.
Solo qualche ciuffo giallo rompe la monotonia del mare verde dei faggi.
Parcheggiata l’auto mi inoltro nel bosco. Il silenzio è rotto solo dal vento e dallo scorrere dell’acqua.
Finalmente dopo mesi di siccità, la pioggia ha pulito l’aria e il sottobosco. Le radici dei faggi bagnate risaltano come fossero lunghe braccia protese.
In una solitudine assoluta, mi godo questo momento di immersione.
Il cuore anche oggi non è d’aiuto, ma nonostante l’affanno, la gioia di toccare nuovamente questa terra e questi tronchi, allevia i cupi presagi che aleggiano all’orizzonte.
Ho perso il conto delle volte che ho risalito questo pendio. In ogni stagione mi sono arrampicato lungo il sentiero che costeggia la cascata fino a raggiungere il falsopiano da cui il torrente si getta nel vuoto.
Senza lo scroscio della cascata l’unico rumore che percepisco è quello del vento che muove le fronde. Risale velocemente il torrente facendo vibrare le foglie. Un movimento così delicato che il mio cuore si emoziona.
Non riesco a pensare a niente altro che a bellezza. Sì, sto ammirando la bellezza.
Oggi mi prendo tutto il tempo per guardare.
Guardare quello che mi circonda e guardare quello che ho dentro, quello che sento essere parte di me, le mie radici.
La montagna, la terra, i boschi.
Guardo ogni albero per capire cosa abbia da dirmi. Alcuni mi parlano in silenzio e non capisco cosa stiano dicendo. Altri sussurrano, altri ancora urlano.
Tutti all’unisono però cantano la musica della Natura.
Lascio la mente vagare e mi ritrovo a pensare allo splendido progetto/mostra di Josef Koudelka dal titolo “Radici”. Nella presentazione del progetto leggo “…alla ricerca delle radici della nostra storia nei più importanti siti archeologici del Mediterraneo.“. Sì la nostra storia, le nostre radici, da dove veniamo.
Chiunque abbia affrontato questo tema si è fermato proprio lì, alle rovine archeologiche che il tempo, e noi stessi, abbiamo risparmiato all’oblio.
Nessuno però è mai andato oltre, perché quasi tutto ormai hanno dimenticato veramente da dove veniamo e quali sono le nostre vere radici.
Chiudo con questa frase di Emil Cioran che ritengo attualissima:
Leave a reply