Non ho potuto fare a meno di notare questo accostamento tra la caducità umana rappresentata dal rudere di un’abitazione e la longevità della Natura nelle vesti di una plurisecolari quercia.
Certo, anche noi siamo parte della Natura anche se sempre più spesso cerchiamo di ignorarlo.Che lo vogliamo o no, rimaniamo animali.
«Come le foglie che nel tempo/ fiorito della primavera nascono/ e ai raggi del sole rapide crescono,/ noi simili a quelle per un attimo/ abbiamo diletto del fiore dell’età,/ ignorando il bene e il male per dono dei Celesti./ Ma le nere dee ci stanno a fianco,/ l’una con il segno della grave vecchiaia/ e l’altra della morte. Fulmineo/ precipita il frutto di giovinezza,/ come la luce d’un giorno sulla terra./ E quando il suo tempo è dileguato/ è meglio la morte che la vita»
Mimnermo di Colofone

Il senso di stupore di fronte a tanta magnificenza è stato forte.
Allo stesso tempo non è stato per nulla semplice raccontare questa quercia plurisecolare. Era troppo grande e l’obiettivo della macchina fotografica a stento era in grado di coglierne la maestosità.
Se è vero che le dimensioni contato, lo è altrettanto delle proporzioni.
Poniamoci quindi con umiltà a fianco di questi giganti e riflettiamo sulla nostra condizione umana, sulla nostra caducità verso la quale non vogliamo minimamente cedere.

Eccomi qui, da poco fatti 48 anni. Nella testa tanti ricordi ed esperienze. Potrei raccontare per ore, ma sono nulla in confronto a quello che potrebbe raccontare questa quercia.
Non avete la curiosità di conoscere la storia di questo albero?
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