Qualche tempo fa mi sono ritrovato ad un compleanno nel quale ho conosciuto un filosofo.
Professore, tre lauree, umile e disponibile interlocutore.
Nella chiacchierata che abbiamo avuto abbiamo spaziato su temi alquanto disparati finendo inevitabilmente sull’argomento ormai trito e ritrito della crisi climatica.
Forse complice il caldo asfissiante del periodo, ci siamo concessi qualche personalissima dissertazione sul tema.
La cosa interessante che è emersa, e sulla quale non mi ero mai soffermato più di tanto, è di come sia ogni giorno di più indispensabile imparare a “lasciar andare“.
Di per se lasciar andare può voler dire tutto e niente.
In questo caso però si parla di lasciar andare non solo psicologicamente o emotivamente qualcosa, ma di lasciar andare fisicamente cose, persone, comportamenti, atteggiamenti.
E’ necessario imparare a fare senza, è necessario imparare a farsi bastare, è necessario concentrarsi sull’essenziale qualunque cosa significhi per ognuno di noi.
La scarsità è molto probabilmente il primo scenario con cui dovremo fare i conti nell’immediato futuro e per evitare di essere travolti dall’onda dell’emergenza, è importante abituarsi gradualmente a lasciar andare.
Certo, è piuttosto difficile cambiare mentalità quando tutto quello che ci circonda spinge il tasto dell’accumulo.
Se ci fermiamo un attimo e valutiamo le caratteristiche salienti del sistema nel quale viviamo non possiamo non notare che tutto si basa sull’equazione: instillare bisogni -> soddisfare bisogni -> produrre cose.
Sembra complesso ma in estrema sintesi è tutto piuttosto semplice.
E’ oltremodo chiaro che il costo di questo sistema è altissimo, anzi possiamo tranquillamente dire che è oltre ogni limite.
Pensiamo solo ad esempio allo sfruttamento del lavoro ed ai danni al territorio. Già così ce ne sarebbe per chiudere baracca ma pare, al netto di tutte le mirabolanti dichiarazioni di chi ci governa, che sia semplicemente impossibile.
Per anni ho sentito parlare di “decrescita felice“, ma in concreto qualcosa è effettivamente cambiato?
Oggi riuscire a lasciar andare è prima di tutto una sfida con se stessi. E’ una sfida che mette in contrapposizione la propria visione contro il pensiero mainstream. Fidatevi è un’impresa titanica rimanere saldi sulle proprie posizioni.

Mi sono interrogato parecchio sul cosa significhi per me lasciar andare.
Ho tentato di riassumere cosa oggi sono riuscito a fare.
Ho lasciato andare tante persone che non davano nulla o peggio che procuravano solo malessere.
Ho lasciato andare tante esigenze in termini alimentari.
Ho lasciato andare tante voglie e desideri di possedere oggetti. A tutt’oggi devo ciclicamente impormi di scostare un certo tipo di pensiero.
Ho lasciato andare certe aspettive sul lavoro.
Ma tutto questo lasciar andare ha portato qualche vantaggio?
A parte tante frustrazioni, devo dire che in ultima istanza mi ha permesso di ricavare dello “spazio utile” per altro.
Ho conosciuto nuove persone.
Ho dedicato più tempo ad attività che effettivamente mi interessano (ad esempio fotografia, montagna, lettura, pittura).
Ho imparato ad accettare che non si può avere tutto, e che qualunque cosa ha un costo (non sempre in termini economici).
Ho imparato a godermi un pochino di più la vita.
E’ sufficiente?
Sinceramente no, ma è un processo continuo.
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