E’ possibile o auspicabile limitare l’accesso alla bellezza?
Me lo sono chiesto la settimana scorsa quando, cercando di fotografare un tramonto, non sono stato in grado di raggiungere la riva di un lago in quanto recintata.
Il contesto era così assurdamento idilliaco che l’impossibilità di muovermi liberamente mi ha portato a pormi questa domanda.
Ragionando sulla questione, ho tentato di ribaltare i termini della domanda ovvero: è giusto concedere l’accesso alla bellezza a sole poche (elette) persone?
In un’epoca di mercificazione totale quale quella che stiamo vivendo, la risposta a queste domande è facilmente prevedibile: sì!
Ma in un’ottica di educazione delle masse, non sarebbe cosa buona e giusta permettere l’accesso alla bellezza con i dovuti accorgimenti?
Oggi l’accesso alla bellezza in maniera consapevole è roba per pochi. Il grosso della gente viene vomitato in un luogo senza fornire nessun tipo di strumento per capirlo e viverlo nel rispetto del luogo stesso, di chi ci vive e di chi, come altri, lo frequenta da ospite.
I numeri sono talmente spropositati e sproporzionati che si tratta di una vera e propria mission impossible e da pessimista quale sono onestamente non credo che un indiscrimitato accesso alla bellezza sia da perseguire con determinazione.
D’altro canto, come fotografo, è piuttosto scocciante quando l’accesso alla bellezza mi viene negato. Certo chi sono io per meritarmi il privilegio di aggirare questi divieti?
La risposta è nessuno come il resto della popolazione umana di questo pianeta.
Quindi che si fa?
Mi piacerebbe veramente molto confrontarmi su questo tema per cui non fatevi scrupoli a dire la vostra nei commenti o scrivendomi una mail a filippo.macchi@gmail.com
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