Florian è un ragazzo altoatesino conosciuto così per caso durante un’escursione.
Ma perché intitolare questo post Florian?
Facciamo un passo indietro, ovvero alle 10 di un martedì mattina di fine ottobre. Una mattina di quelle dove i prati all’ombra sono ghiacciati e l’aria pizzica il viso ancora fermo al sole estivo.
Con una bella camminata di un paio di ore, risaliamo una stretta valle stipata di larici multicolore.
Il giallo e l’arancio la fanno da padroni e aiutano a rischiarare la luce cupa di questa valle.
Un timido ruscello taglia il fondo della valle e ci accompagna con il suo canto la salita.
Il freddo è pungente e guardiamo con trepidante attesa ai raggi del sole che in alto illuminano i larici più alti come se fossero lampadine.
Finalmente usciamo dall’imbuto di questa salita ed entriamo in un altopiano. Alla nostra sinistra massi enormi e sfasciumi di roccia, a destra un boschetto di larici chiude i prati a ridosso del pendio.
Semplicemente un paradiso.
Qui conosciamo Florian, un giovano altoatesino che oggi è salito dal fondovalle per tagliare l’erba tardiva. Si chiacchiera del lavoro, della stagione, dei ghiacciai che non ci sono più, dei vecchi.
Una volta tagliata l’erba, ci dice, la lascerà marcire sul prato come concime naturale per la prossima stagione. Ci aspettiamo che sfoderi la falce d’ordinanza, ma invece se ne esce dalla malga con una “sgadora” rossa fiammante.
Va beh la modernità è arrivata anche qui e del resto perché non farne uso se aiuta a mantenere in uso i pascoli anche a queste altitudini?
Lasciamo Florian al suo taglio e proseguiamo nella nostra salita che in una ventina di minuti ci porta ad un nuovo altopiano circondato che una cornice di monti che sfiorano i 3000 metri. Qui un tempo era solo ghiaccio, oggi una malga, un prato, un ruscello.
Pietre incredibilmente levigate sbalzano l’acqua in una cascata oggi poco scenografica. In alto una spruzzata di neve di qualche settimana fa insiste ancora nel decorare le cime.
In questa conca troviamo un silenzio assoluti rotto solo dal gracchiare dei corvi che là in alto si inseguono giocando.
Il sole, nascosto dietro ad un picco, proietta un’ombra enorme su di noi. La temperatura precipita ed il vento del pomeriggio ci porge i suoi saluti.
Cominciamo la nostra lenta discesa lasciandoci alle spalle un luogo incantato.
Florian sta ancora tagliando l’erba, ci salutiamo calorosamente con un ciao sonoro. Guardo l’orologio, sono le 16.
Abbandonati gli altopiani ci immergiamo nuovamente nella foresta. Il vento smuove i rami dei larici e una lenta nevicata di aghi gialli ed arancioni ci accompagna nel faticoso rientro.
E’ un momento magico, emozionante.
Sono quasi le 17 quando alle nostre spalle piomba Florian. Si è cambiato. Veste un paio di jeans, scarpe da ginnastica e giacchetta. Lo zaino blu sulla schiena che stamattina conteneva il peso di una tanica di benzina ora saltella leggero seguendo i suoi passi agili e sicuri.
Ci salutiamo nuovamente, questa volta con urgenza. Lui deve correre in stalla a mungere le mucche e più tardi ci dice ha una prova con i vigili del fuoco.
Che vita pensiamo.
Sicuramente stanotte dormirà.
La discesa è finalmente finita e veniamo nuovamente investiti da questa luce strepitosamente calda e colorata. E’ il tripudio dei gialli.
Il cuore è colmo di gratitudine per tanta bellezza. Gli occhi ringraziano, la mente pure.
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