Lo ammetto anche io sono caduto nel tranello del mantra dettato da “la bellezza salverà il mondo”.
Lo ammetto, per certi versi ci credo veramente.
Forse è una delle prime volte nella mia vita che ho una spinta ottimista verso il futuro.
Quello che però non ho considerato quando ho fatto mia questa frase, e con me direi la stragrande maggioranza di chi si riempie bocca e pancia con questo concetto, è che il concetto di bellezza è del tutto personale.
Nelle ultime settimane ho letto e scritto parecchio a proposito del paesaggio.
La bellezza ahimè risponde alle stesse dinamiche.
Questo significa che la bellezza salverà il mondo solo nella misura in cui la bellezza verrà riconosciuta e quindi valorizzata e salvaguardata.
Capite che se come per il paesaggio anche la bellezza è espressione prima di tutto della cultura di chi quella “bellezza” la sta guardando, temo che ci sia da stare freschi sul “la bellezza salverà il mondo.”
Ora torno nei ranghi del mio pessimismo cosmico per dire che se mi guardo intorno di cultura ne vedo veramente poca.
Certo ci sono sicuramente dei picchi elevati, delle eccellenze, dei fari che possono indirizzare il nostro sguardo in una direzione piuttosto che un’altra.
Ma quello che manca veramente è un senso estetico della bellezza generalizzato dato da un livello culturale che almeno superi l’insufficienza cronica.
Lo dico senza velleità alcuna, io stesso mi pongo a livello di una risicata sufficienza sul tema cultura.
La triste realtà però rimane questa. L’appiattimento terapeutico dei singoli, l’imperante vomito di informazioni e l’impossibilità di ricavarsi un tempo sufficientemente utile ai propri interessi, ci ha reso tutti, chi più chi meno, meri ingranaggi di un sistema che ci vuole così: superficiali.
Quindi mi dispiace ma no la bellezza non salverà il mondo.
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