Non credo di avere le capacità di commentare adeguatamente questo libro di Arne Næss.
Posso però esprimere un mio pensiero partendo da quella che è la definizione di “ecologia superficiale” ed “ecologia profonda“.
Che cosa distingue quindi questo aggettivo “superficiale” rispetto a “profonda“?
L’ecologia superficiale è quella che la stragrande maggioranza delle persone vive quotidianamente. E’ il mainstream dei summit, delle associazioni, degli stati e delle amministrazioni. E’ quello che ogni giorno facciamo differenziando, o almeno provandoci, i nostri rifiuti.
E’ insomma il concetto che “la Terra va rispettata perchè è di tutte le generazioni presenti e future“.
L’ecologia profonda di contro parte dal presupposto che la nostra presenza non è l’unica su questo pianeta ma solo una piccola parte dell’ecosfera. Questo presuppone che “Il benessere e la prosperità della vita umana e non umana sulla Terra hanno valore per se stesse. Questi valori sono indipendenti dall’utilità che il mondo non umano può avere per l’uomo.“
Ergo, l’attuale approccio del “saldo zero” rispetto alle emissioni inquinanti ad esempio è clamorosamente superficiale perchè è focalizzato non a ridurre l’inquinamento ma ad adottare quelle strategie per pareggiarne la quantità.
Capite la differenza? Mi auguro di sì…
Riassumo gli 8 punti fondanti dell’ecologia profonda:
- Il benessere e la prosperità della vita umana e non umana sulla Terra hanno valore per se stesse (in altre parole: hanno un valore intrinseco o inerente). Questi valori sono indipendenti dall’utilità che il mondo non umano può avere per l’uomo.
- La ricchezza e la diversità delle forme di vita contribuiscono alla realizzazione di questi valori e sono inoltre valori in sé.
- Gli uomini non hanno alcun diritto di impoverire questa ricchezza e diversità, a meno che non debbano soddisfare esigenze vitali.
- La prosperità della vita e delle culture umane è compatibile con una sostanziale diminuzione della popolazione umana: la prosperità della vita non umana esige tale diminuzione.
- L’attuale interferenza dell’uomo nel mondo non umano è eccessiva e la situazione sta peggiorando progressivamente.
- Di conseguenza le scelte collettive devono essere cambiate. Queste scelte influenzano le strutture ideologiche, tecnologiche ed economiche fondamentali. Lo stato delle cose che ne risulterà sarà profondamente diverso da quello attuale.
- Il mutamento ideologico consiste principalmente nell’apprezzamento della qualità della vita come valore intrinseco piuttosto che nell’adesione a un tenore di vita sempre più alto. Dovrà essere chiara la differenza tra ciò che è grande qualitativamente e ciò che lo è quantitativamente.
- Chi condivide i punti precedenti è obbligato, direttamente o indirettamente, a tentare di attuare i cambiamenti necessari.
Detto ciò non ho le competenze per spingermi oltre, ma un pensiero, che tra l’altro è sedimentato nella mia mente già da diversi anni, lo voglio esprimere.
Noi non ne usciremo nè bene, nè migliori di prima.
Io penso che sia giusto essere sinceri, qualunque politica green si metta in atto sarà immancabilmente inefficace rispetto al cuore della questione, ovvero l’impatto devastante che l’uomo ha prodotto, che l’uomo produce e che l’uomo produrrà.
L’alternativa, come già ampiamente ripetuto in decine di post, è di un cambio radicale di questo sistema, cambio che in verità nessuno vuole perchè in fondo le “comodità” di cui ci siamo circondati e che continuamente ci vengono proposte, ci piacciono.
Nessuno ha intenzione di rinunciare a niente
“La nuova visione della realtà è una visione
ecologica in un senso che va molto oltre le preoccupazioni
immediate della protezione dell’ambiente. Per sottolineare questo
significato più profondo dell’ecologia, filosofi e
scienziati hanno cominciato a fare una distinzione fra “ecologia
profonda” e “ambientalismo superficiale”. Mentre l’ambientalismo
superficiale è interessato ad un controllo e ad una gestione
più efficienti dell’ambiente naturale a beneficio
dell’”uomo”, il movimento dell’ecologia profonda riconosce che
l’equilibrio ecologico esige mutamenti profondi nella nostra
percezione del ruolo degli esseri umani nell’ecosistema planetario.
In breve, esso richiederà una nuova base filosofica e
religiosa.”
Fritjof Capra
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