La ripetizione è alla base di ogni buon successo.
Va beh, questa frase detta così pare di una banalità totale però anche nella banalità risiedono a volte degli aspetti che risultano fondamentali per il raggiungimento di un obiettivo.
In questo caso sto parlando di fotografia e conoscenza.
Sono passati poco più di 3 anni da quando, nel maggio 2020, i nostri scarponi hanno calcato quello che all’epoca era ancora chiamato “Sentiero degli Spiaggi” e che solo qualche settimana dopo, per ovvi motivi di marketing, fu poi risoprannominato “Sentiero delle cascate“.

In questi 3 anni posso dire che il sentiero in se non è cambiato per niente, quello che è cambiato sono alcuni dettagli che ovviamente, per chi li sa notare, fanno la differenza.
In cosa? Beh non mi esprimo in proposito…
In questi 3 anni l’acqua ha continuato a scorrere lungo il Rio Valdarno e a parte qualche tronco che prima ornava qualche cascata ed ora non c’è più, il resto pare essere rimasto immutato.
Ma sarà così veramente?
Se la nostra risposta è sì, allora difficilmente troveremo le motivazioni e gli stimoli per ritornare in questo luogo, così come in qualunque altro.
Se invece la risposta è no, e la curiosità con cui ci avviniamo ad un luogo ogni volta è rinnovata, allora ritornare avrà un gusto diverso.
Non di minestra riscaldata, ma di approfondimento e maggior sintonia e maggior consapevolezza che molto difficilmente saremo stati in grado di raggiungere la prima volta.
Quest’anno sono tornato per la quarta volta lungo questo sentiero. Alcuni aspetti che alla prima visita mi avevano entusiasmato oggi sono quasi completamente scomparsi. Uno su tutti la segnaletica (completamente rifatta almeno due volte da giugno 2020).
Di contro, conoscere dove si andrà, mi ha permesso di affrontare l’uscita con una consapevolezza diversamente impossibile da avere.
Ho potuto concentrare la mia attenzione sui sensi lasciandomi permeare dallo spirito di questo luogo piuttosto che rincorrere l’affanno dello scatto ad ogni costo.

Da quest’anno poi ho cominciato a condividere alcune uscite con altre persone aggiungendo quindi un lato esperienziale di condivisione che per me è del tutto nuovo.
Sei interessato/a a questo tipo di esperienza scrivimi
Ripetere in sostanza significa andare in profondità.
Non accontentarsi dello scontato, dell’immediato, del facile.
Infatti agli aspetti più superficiali che legano un luogo alle sue fotografie quali la luce, la stagionalità, la portata dell’acqua, ecc., sono fermamente convinto che si abbinino altri fattori che devono per forza di cose esprimere il proprio personale punto di vista.
Devono in sostanza passare attraverso di noi ed il nostro vissuto.
E’ inutile ripetere il già fatto (sopratutto da altri).
Bisogna invece ripetere per interpretare in maniera più profonda ed autentica.


Quello che mediamente accade quando si cominica a ripetere, è che si torna a casa ogni volta con meno fotografie della precedente visita.
Fotografie che ritraggono spesso gli stessi luoghi, ma nonostante ciò, fotografie nuove.
Nuove nell’animo, nuove nell’emozione, nuove nell’intenzione.
Oggi non sono certo la persona di 3 anni fa, sia fuori che dentro, e queste fotografie ne sono l’esempio lampante.


Il risultato è che le fotografie che scatto oggi non possono e non devono essere le stesse di 3 anni fa, ma devono mostrare, dal mio punto di vista, il percorso che fin qui ho compiuto perchè “Tu non fai una fotografia solo con la macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato e le persone che hai amato.” Ansel Adams.
Uno dei motivi fondamentali di questo progredire, è aver capito della necessità di ripetere.
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