Durante la lettura de “L’invezione della natura selvaggia” di Franco Brevini, mi sono imbattuto in questo passaggio (CXLIV) dell’opera Rime di Matteo Bandello che mi ha particolarmente colpito e che riporto come nota per non dimenticarla:
Alpi nevose, che le corna al cieloe quinci e quindi oltre misura alzate,e ne l’algente verno e calda estateorride sète di perpetuo gelo:tra voi pavento, e mi s’arriccia il pelo,ch’al rimbombo che d’acque e sassi fate,sì spaventose ognora vi mostrate,che di paura tutto tremo e gelo.S’al basso miro, l’occhio non penètral’atra profonda ne l’abisso valle,né a l’alto scerno le fumanti corna.E pur mi veggio ancor, dopo le spalle,che mi persegue Amor con la faretra,ch’ad ogni passo a saettar mi torna.
Da Rime di Matteo Bandello
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