Solo seicento anni fa il mondo era enorme come enormi erano banalmente le cose a noi sconosciute.
Di strada ne abbiamo fatta veramente tanta ed in pochissimo tempo.
Oggi sappiamo tutti che su questo pianeta, geograficamente parlando, non rimane praticamente nulla da esplorare/scoprire.
Tutte le terre, anche le più inospitali, hanno visto l’ombra del nostro piede. I satelliti poi hanno dato il colpo di grazia all’immaginario dell’esploratore.
Il sentimento dell’avventuriero e dell’esploratore eroe che sopratutto nell’800 ha visto l’uomo appropriarsi della wilderness, oggi sopravvive solo legato al romanticismo di certi romanzi o ai diari dell’epoca.
Come già detto più volte, se a livello globale sappiamo tutto, ben diversa è la situazione a livello personale.
La wilderness oggi non è più fuori ma dentro di noi.
Nell’inseguire quel “human first” che tanto ci sta a cuore, negli ultimi 30 anni ci siamo dati alla pazza gioia viaggiando in lungo ed in largo per il pianeta, ognuno con i mezzi compatibili al proprio portafoglio.
Abbiamo esplorato, scoperto, imparato.
Ci siamo emozionati, meravigliati, entusiasmati.
Abbiamo allargato le nostre conoscenze, le nostre frequentazioni.
Abbiamo piantata migliaia di bandierine virtuali con la benedizione della geo localizzazione.
Potremmo sintetizzare con un semplice: ci siamo allargati!
In questa costante espansione abbiamo semplicemente assecondato quello che il mercato subdolamente ci ha proposta di fatto rendendo il mondo piccolissimo.
Una biglia da rigirarci tra le dita.
Oggi dopo quasi 3 anni di pandemia, con una crisi energetica alle porte ed una crisi pressochè universale di valori, il mondo che sta lì fuori ci appare più grande.
Ma lo sarà davvero?
Per noi poveri cristi l’epoca del low cost sta per tramontare e con essa quell’idea di un tutto possibile in tempi rapidi che ha fomentato le nostre falcate in questi decenni.
Significa che prossimamente ad esempio il raggio d’azione dei nostri spostamenti potrebbe essere drasticamente ridotto o, in alternativa, la frequenza degli spostamenti potrebbe essere notevolmente rivista al ribasso.
Non ci alzeremo più la mattina chiedendoci cosa faremo il prossimo weekend o dove andremo per il prossimo ponte.
Semplicemente non faranno più parte delle opzioni sul tavolo della nostra vita.
Occorre invece accedere a quell’universo di micro adventure che stanno dietro l’angolo.
Certo ci sarà chi per motivi geografici non potrà farlo, ma un larga fetta di aspiranti esploratori avrà invece l’opportunità di affrontare quel territorio inesplorato che giace nel substrato della corteccia celebrale.
Affrontare “l’ignoto” e con esso capire che quella falsa sensazione di sicurezza nella quale abbiamo vissuto fino ad ora era una semplice bolla costruita per manterci in asse con il grande ingranaggio di cui facciamo parte.
Saremo smarriti ovviamente, ma sarà solo grazie allo smarrimento che saremo in grado di trovare una nuova consapevolezza, chi non sarà in grado di farlo semplicemente rimarrà indietro.
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