C’è stato un momento nel quale ho realizzato che tutto intorno a me era silenzio.
La dimensione del silenzio per noi umani è ormai un lontano ricordo. Se anche togliessimo le mille diavolerie di cui ci siamo circondati che continuamente ci avvertono che anche loro esistono, e per farlo devono per forza di cose emettere qualche tipo di suono, per citarne solo alcune: sveglia, orologio, frigorifero, forno, timer, cellulare, tv, ecc. ecc. ecc., rimarrebbe comunque il rumore provocato direttamente da noi. Basta infatti muoversi per provocare rumore. Con un automobile, con la bicicletta, a piedi.
La dimensione del silenzio, se la si vuole raggiungere, va costruita e cercata meticolosamente. Raramente capita per caso, il più delle volte è voluta. Ma quando, come questa volta, avviene casualmente, l’istinto mi avverte che c’è qualcosa di diverso dal solito. Qualcosa che non va. Nessun suono.

La dimensione del silenzio impone quindi immobilismo fisico ma una grande dinamicità mentale. Mi sdraio allora su questa roccia che stranamente offre un comodo piano inclinato e chiudo gli occhi. Lascio che il silenzio si diffonda dentro di me lasciando emergere quel sottofondo musicale formato dai miei pensieri che troppo spesso non riescono a trovare il modo di organizzarsi così sempre sollecitati da stimoli di ogni tipo 24 ore al giorno.
Passano i minuti e lentamente vengo avvolto da quel senso piacevole di torpore dato non solo dal silenzio assoluto ma anche dal tepore del sole che mi scalda. Rimanere qui, fermo, è un’impresa non semplice. Capita sempre così, quando vuoi che le cose stiano “ferme” di agiti in mille modi cercando di mettere una pezza ogni volta che riesci, ma quando ti viene offerto un momento di “immobilismo” si scatena una lotta senza quartiere, perché starsene fermi a fare nulla è tutt’altro che facile.
“Il silenzio penetra nella roccia un canto di cicale.“
Matsuo Bashō
Starsene qui in silenzio significa stare soli con se stessi: durissima questa cosa. Scruto allora il paesaggio che mi circonda cercando qualche spunto, perché senza rumori solo la vista rimane.
L’erba è ancora gialla per via delle nevicate tardive e grandi appezzamenti di neve decorano ancora i versanti meno esposti al sole estivo. Le rocce descrivono un arcobaleno di grigi e rossi in una drammaticità che in fondo riesce sempre a darmi pace. Guardo in alto ed intuisco che lassù il vento sta soffiando impetuoso spingendo le nuvole nella loro silenziosa ma incessante danza.
Questo fazzoletto, questo angolo di paesaggio nel quale mi sono ritrovato, appare veramente magico.
“Seduto in silenzio, senza fare nulla, arriva la primavera e l’erba cresce da sola.“
Matsuo Bashō
La capacità di starsene in silenzio e pensare, immaginare, sognare è indispensabile per sopravvivere la prossimo futuro. Chi di voi riesce ancora a ricavarsi dei micro spazi di silenzio nella sua giornata o nella sua settimana?
Sono convinto che il silenzio sia uno degli ingredienti fondamentali dell’immaginazione. Senza svuotare la mente dai mille suoni che la martellano penso sia impossibile lasciare sedimentare un’idea per poi farla crescere.
Il silenzio è l’antagonista principale a questa società ipertecnologica e compulsiva. Nessuno dei grandi attori ci vuole silenziosi. Solo nella cacofonia dilagante è possibile appiattire e annientare le persone. L’illusione di avere sempre tutto sotto controllo è fomentata dal un continuo rumore di sottofondo.
Pensate gente, pensate.
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