Sono cresciuto all’ombra di una quercia.
Dalla mia prospettiva di bambino era maestosa tanto che dal balcone del terzo piano dove vivevo potevo guardare i rami andare oltre, verso il cielo.
In primavera mi fermavo a guardare quei piccoli cespugli verdi che sapevano di promesse estive.
Durante l’estate i suoi rami con il fogliame mi riparavano una volta dal sole cocente, un’altra dal temporale improvviso.
In autunno raccoglievo le ghiande e guardavo quei colori scuri decorati con striature calde, anteprima della pioggia di foglie che da lì a breve sarebbe seguita.
In inverno attendevo con ansia la neve. Guardavo quei rami neri ricoperti di bianco. Braccia tese al cielo in una vana preghiera.
Oggi non nevica più e quella quercia è stata abbattuta per far posto al progresso.
Maestà della quercia
noncurante
dei fiori!
(Basho)

Questa primavera ho riscoperto la quercia.
E’ stato come ritrovare un vecchio amico con il quale si era iniziato un dialogo interrotto però bruscamente.
Come sempre ho gettato lo sguardo al cielo, alle chiome. Imponenti, verdi, ramificate.
Un intrico che da sempre è in grado di infondermi pace.
Ho scoperto più di una quercia, ho scoperto un bosco, un querceto.
Ho (ri)scoperto la gioia di immergermi in un ambiente sconosciuto; ho accarezzato le cortecce rugose dei tronchi ed ho assorbito il respiro lento e profondo delle foglie; ho ascoltato il canto indisturbato di decine di uccelli invisibili.

Mi sono immerso nella rugiada del mattino, ed in attesa del sole, ho ascoltato il bramito di un cervo disperato per amore. Ho visto due cerbiatte correre verso quel richiamo. Ho visto un ermellino morto a bordo strada putrefarsi giorno dopo giorno. Ho annusato il profumo inebriante degli iris.
Ho vissuto, ho amato, ho sognato
Tutto questo è accaduto a pochi chilometri da casa. Tutto questo accade solo se con umiltà e curiosità si accede all’ambiente che ci circonda. Non serve andare a migliaia di chilometri da casa se non si è in grado di sorprendersi di quello che si trova dietro l’angolo.




Chiudo questa riflessione con una splendida poesia di Franco Arminio tratta da Cedi la strada agli alberi che dedico a mio moglie Lavinia:
Ti proteggerò amore mio,
sarò dolcissimo con te e con gli alberi,
ci sarà una diffusa devozione per te
nella nostra casa,
mi alzerò ogni mattina
per sistemare l’alba
prima che ti svegli,
ti raccomanderò
alle piante, ai bicchieri.
Comment
[…] albero magnifico la quercia. Ne avevo già parlato nelle settimane scorse di come la mia infanzia sia legata a questo […]