Rinchiusi nelle nostre quattro mura di casa sempre più claustrofobiche, dimentichiamo di guardare in alto, verso quel soffitto naturale che da sempre accompagna i nostri passi.
Abituati a soffitti di cemento, non riconosciamo più i soffitti naturali che ad esempio i boschi e le foreste ci regalano in ogni stagione.
Mentre i soffitti delle nostre abitazioni sono sempre uguali, quelli dei boschi non solo cambiano di stagione in stagione, ma cambiano in base al tipo di alberatura predominante.
Il soffitto dei faggi è ben diverso da quelle delle querce o degli abeti.
La Natura in fondo non è mai noiosa.
Nei boschi da sempre amo sdraiarmi e guardare verso l’alto, così come quando entro in una casa nuova vado subito alla finestra per guardare il paesaggio circostante.
Forse è una sorta di ribellione ad una prigionia dalla quale non riesco a svicolarmi.
Onestamente non ho mai indugiato troppo su questi miei comportamenti. Ma posso dire che cambiare prospettiva e guardare verso l’alto mi aiuta a scoprire una parte ulteriore dell’ambiente nel quale mi trovo.
Per quanto il soffitto di rami e foglie che mi sovrasta sia fitto, mai mi sento oppresso dalla sua presenza. Anzi, vivo sempre questo momento di stupore nel momento in cui rivolgo lo sguardo verso l’alto.
Stupore che sfocia in una sorte di sensazione di protezione data proprio dal folto degli alberi.
In questo periodo di ferma forzata ho scherzosamente etichettato tutte queste esperienze sotto il titolo de “Le mie prigioni“. Senza voler scomodare Silvio Pellico, immagino sempre più spesso “Le mie prigioni” come una serie di boschi e foreste dalle quale non poter uscire non tanto per l’impossibilità materiale di farlo, ma quanto per una mia precisa volontà di perdermi al loro interno e non uscirne più.
Per me gli alberi sono sempre stati i predicatori più persuasivi. Li venero quando vivono in popoli e famiglie, in selve e boschi. E li venero ancora di più quando se ne stanno isolati. Sono come uomini solitari. Non come gli eremiti, che se ne sono andati di soppiatto per sfuggire a una debolezza, ma come grandi uomini solitari, come Beethoven e Nietzsche.
(Herman Hesse)
La prossima volta che camminerete in un bosco, prendetevi il tempo per tirare fiato e guardandovi intorno, rivolgere uno sguardo verso l’alto, rimarrete stupiti.
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[…] sempre ho gettato lo sguardo al cielo, alle chiome. Imponenti, verdi, […]
[…] Amo cercare nuovi punti di vista. Uno tra tutti è rappresentato dalla verticalità. […]