Qualcuno si ricorda com’è la Via Lattea? Io onestamente no! Ci siamo imbarcati in una notte all’addiaccio per riscoprirla.
Ho un vaghissimo ricordo di una notte di quasi 40 anni fa quando durante un campeggio estivo delle medie, mi ritrovai a fissare incredulo il cielo. Oggi ricordo solo tanta luce come poi non ho mai più visto. E’ l’unico ricordo vago e sfocato di quel momento magico.
Quest’anno ci siamo ripromessi di godere anche di questi momenti, o per lo meno di provarci.
Complice la luna nuova della settimana scorsa, ci siamo avventurati in una quanto mai difficoltosa notte all’addiaccio.
Ahimè l’Appennino ci riserva una di quelle giornate particolarmente burrascose, da clima “scozzese”.
Vento teso, raffiche da burrasca, nuvole basse e freddo.
Ci accampiamo nel tardo pomeriggio. Di accendere un fuoco non se ne parla vista la situazione drammatica di siccità e lo stato di allerta arancione per incendi. Scattiamo qualche foto per ingannare il tempo nella speranza che il cielo si liberi dalle nuvole.


Per certi versi non ci lamentiamo del fresco anche se abituati ai 37 gradi della pianura ci pare di essere in autunno inoltrato.
Trovare un posto riparato dal vento è praticamente impossibile, decidiamo quindi una posizione in base agli scatti che intendiamo fare durante la notte.
Lentamente cala il buio e dal folto del bosco che circonda il lago le ombre si fanno avanti minacciose.
Pian piano le stelle fanno capolino nel cielo. Il vento imperterrito continua con le sue raffiche.
Sentire qualcosa già a pochi metri di distanza è praticamente impossibile.
Le ore passano e il cielo si fa nero anche se l’enorme pozza di inquinamento luminoso che sala dalla Pianura Padana è sconfortante.


In fondo siamo cuori sensibili e nonostante la situazione non sia quella sperata, ci sdraiamo pieni di stupore sotto questo cielo indifferente ai nostri trabolii.
La Via Lattea, Saturno le Perseidi. C’è solo l’imbarazzo della scelta per questa notte all’addiaccio.
Le ore passano e la stanchezza ha il sopravvento.
Dormiamo un sonno agitato, spesso interrotto dalle folate del vento.
Stanchi ma felici accogliamo le prime ore del giorno avvolti nelle nubi che scendono con velocità dal crinale fino a lambire le acque del lago.
Ci concediamo una colazione veloce e qualche scatto per la serie Rinascita.

Come sempre spogliarsi in natura provoca una scarica di adrenalina. Oggi acuita da queste condizioni meteo veramente speciali.
In piedi su una roccia mi ergo contro le raffiche impetuose di un vento freddo. Una volta di più mi faccio piccolo ed umile ringraziando per poter vivere queste esperienze, questi momenti di contatto con un io ancestrale.


“Migliaia di persone stanche, coi nervi a pezzi e super civilizzate cominciano a credere che andare sulle montagne è andare a casa; che lo stato selvaggio è una necessità; che i parchi e le aree protette di montagna sono utili, non solo perché sorgenti di boschi e di fiumi ricchi di acqua ma perché sorgenti di vita”.
John Muir

Il tempo scorre veramente troppo veloce per non fissare nella memoria questi momenti indimenticabili.
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