Tu che albero abiti?
Io abito tutti gli alberi.
Qui non si parla di battersi una mano sulla spalla per aver piantumato qualche fiammifero destinato a morire nei prossimi anni, si tratta di capire che il futuro può fare tranquillamente a meno di noi.
Abitare alberi come paradigma di una nuova consapevolezza che passa per forza dal fare un passo indietro.
Ma indietro rispetto a cosa?
I paesi industrializzati, che ormai non fanno più capo al concetto di “occidente”, vivono da secoli con la scure dei sensi di colpa appoggiata sul collo.
Con questo mood, negli ultimi anni si è giocato ho un po’ al lancio il sasso e nascondo la mano ovvero ci sentiamo in colpa per le devastazioni che quotidianamente imponiamo a questo pianeta e quindi ci sbracciamo indignati e preoccupati per il futuro precario che stiamo preparando per i nostri figli, mentre nessuno è disposto a fare veramente un passo indietro rispetto ai propri usi e costumi.
Mi chiedo, ma è veramente possibile fare un passo indietro?
Io credo che la risposta sia onestamente negativa. Non è possibile fare un passo indietro senza mandare a gambe all’aria la nostra società.
Chi allora farebbe con coscienza una scelta di suicidio di questo tipo? Nessuno!
Però mi sono anche chiesto, ma se facessimo veramente un passo indietro?
Beh non cambierebbe nulla per il semplice motivo che noi non siamo il mondo ma solo una parte. L’altra parte, quella che stiamo sfruttando, vuole anche lei la sua fetta e dubito fortemente che dopo secoli di usurpazioni oggi si svegli e dica: “va bene ci stiamo”.
E’ semplicemente utopia.
Quindi cosa rimane da fare?
Non ci rimane che vivere. Per farlo rimango dell’idea che lo si debba fare in pace con se stessi.
Abitare alberi è anche questo. E’ sentirsi albero anche se siamo l’esatto contrario, è sentirsi parte di qualcosa di più grande e profondo di quello che ruota intorno alla nostra misera vita.
Abitare alberi significa condividere la propria strada.
Share the road
Abitare alberi vuol dire porsi in ascolto di un ambiente che se solo gliene diamo la possibilità è in grado di alleviare i dolori che quotidianamente siamo costretti a sopportare.
Abitare alberi in estrema sintesi potrebbe essere un sentimento comune di rispetto a prescindere dal proprio credo.
A tal proposito riporto voglio riportare un’assurdità che ho visto qualche giorno fa durante la salita al Monte Castellaz, nel Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, lungo i sentieri campeggiano diverse tabelle che invitano al rispetto dell’ambiente nel quale ci si trova.
Lodevole sforzo, peccato però che il messaggio evidenziato sia quanto di più ridicolo e riduttivo, per non dire altro, rispetto al genere umano.
Infatti il messaggio recita: “Se ami il creatore, rispetta il creato.”
Ma che razza di messaggio è questo? E se io non amo il creato o non mi interessa nulla del creatore posso sbizzarrirmi nel NON rispettare il creato? Sono quindi legittimato a comportarmi come voglio o in modo esattamente contrario a quello che viene indicato?
Dal mio punto di vista questa è l’ennesima dimostrazione di come non si vuole considerare l’uomo per quello che è, ovvero un animale. Non riusciamo più a vivere senza delle sovrastrutture che circoscrivano la nostra esistenza.
Abitare alberi è invece andare alla ricerca di quella consapevolezza di noi che da secoli è osteggiata da ogni direzione.
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[…] distanza di poco più di 2 anni torno su questo tema, Abitare alberi, che mi sta particolarmente a cuore e intorno al quale sto continuando a muovermi […]