Prendo spunto dal post Perchè non si vedono più le stelle visto su Zest letteratura sostenibile nel quale si sottolinea come diversi studi abbiano evidenziato correlazioni tra un’esposizione massiccia alla luce artificiale e lo sviluppo di malattie.
Che da tempo noi umani non si sia più avvezzi al buio è cosa comclamata. E’, a mio parere, la tipica situazione da rana bollita.
L’illuminazione artificiale cresce di anno in anno insieme al consumo di suolo abituandoci ad un ambiente privo di buio e falsamente sicuro, perchè il buio è ovviamente sinonimo di pericolo ed è ormai inaccettabile vivere in un ambiente “pericoloso”, tanto basta che agli allarmi delle ultime settimane riguardo eventuali pratiche di risparmio energetico, alla voce “riduzione dell’illuminazione pubblica” sono serpeggiati i più sinistri pensieri alla prospettiva di avere una via od una piazza al buio.
Qualunque cosa per salvare il pianeta ma NIMBY.
Senza voler entrare nel merito di aspetti medici legati all’iper esposizione alla luce, ho voluto soffermarmi sulla relazione tra stelle ed immaginazione.
Una relazione che ritengo oggi quasi completamente dimentatica o nel migliore dei casi utilizzata come etichetta dispregiativa per i romantici che sognano ad occhi aperti ma che invece è parte intrinseca del nostro bagaglio culturale.
Abbiamo per secoli rivolto il naso all’insù fissando lo sguardo sulla volta celeste cercando risposte, certezze, spiegazioni a quanto accadeva intorno a noi.
Nell’immutabile certezza delle stelle abbiamo trovato molteplici fonti di ispirazione e capisaldi che ci hanno permesso ad esempio di solcare gli oceani espandendo le nostre conoscenze.
La certezza del cielo notturno prima ancora di una “certezza astrofisica” è stata una certezza fisica ovvero banalmente c’era, ogni notte, nuvolo permettendo.
Ogni notte il firmamento faceva la sua comparsa e coreografare le quinte del nostro universo.
Tutto questo prima che l’energia elettrica facesse la sua comparsa.
Tralasciando quello che doveva essere un inquinamento, non solo luminoso, delle grandi città del passato, anche solo cento anni fa le opportunità di godere di un cielo stellato senza infiltrazioni di sorta era quanto di più semplice si potesse sperimentare.
Oggi godere di una notte stellata, magari sdraiati su un plaid in aperta campagna o in cima ad una montagna, è una pia illusione.

Come possiamo vedere ad esempio da questa mappa dell’inquinamento luminoso in Europa, risulta piuttosto difficile credere di poter guardare il cielo notturno senza per lo meno un velo di luminescenza.
Spesso si ha l’illusione che raggiungendo quote elevate o luoghi che reputiamo remoti si abbia la possibilità di guardare un vero cielo stellato. Niente di più falso. Il nostro orizzonte sarà sempre e comunque compromesso da un riverbero di luce proveniente dalle pianure o dalle città.
Certo potremmo godere di una vista fantastica del cielo notturno rispetto a moltissime altre situazioni nelle quali ci ritroviamo giornalmente, ma non sarà mai una situazione “pulita”.
Mi sono quindi chiesto quanto questa mancanza di cielo notturno nel corso degli ultimi decenni abbia influito sulla stimolazione della nostra immaginazione.
Se pensiamo all’immagazione come ad uno dei possibili carburanti della nostra evoluzione, la domanda di quanto oggi ci stiamo involvendo nasce spontanea.
Penso che abdire alla nostra immaginazione sia un po’ come delegare la nostra vita ad altri.
Forse esagerando un po’ è proprio quello che stiamo facendo, lusingati da tante “offerte vantaggiose”, ci lasciamo abbindolare da facili promesse lasciandoci alle spalle un pezzo di noi stessi con il risultato di strappare un altro po’ quel già esile filo che ci tiene legati alla realtà del pianeta sul quale viviamo.
Oggi chiedere anche solo un equilibrio in questa equazione appare come un’eresia, ma come sempre è accaduto, quando ci sveglieremo ormai sarà troppo tardi.
Quindi, quando nelle prossime sere rivolgerete il vostro sguardo all’insù nella speranza di cogliere una “stella cadende”, lasciate che l’immaginazione prenda il sopravvento anche se di quel cielo che state guardando solo una piccola percentuale sarà effettivamente visibile.
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