“Uno dei criteri formali degli studi umanistici è basarsi sull’analisi dei testi.
Un testo è in’informazione conservata nel tempo. La stratigrafia delle rocce, gli strati di polline in una paluda, i cerchi del tronco di un albero che si allargano verso l’esterno, si possono considerare “testi”.
E’ un testo la calligrafia dei fiumi che si muovono sinuosi sulla terra, lasciando strati su strati di tracce di fiumi precedenti.
Gli stessi strati della storia del linguaggio sono diventati un testo di linguaggio.”
Gary Snyder, La Pratica del Selvatico
Questa considerazione di Snyder contenuta nel libro “La Pratica del Selvatico” mi intriga particolarmente perchè, se accettiamo che abbia una sua veridicità, la domanda successiva e spontanea che sorge è: questi testi cosa dicono? che cosa ci insegnano?
Per dare una risposta che abbia un senso, mi sono interrogato ad esempio su cosa e come elaboro quello che sperimento con i sensi durante le mie escursioni.
La prima considerazione che faccio è che raramente ho coscienza dell’esperienza di insegnamento che sto vivendo.
Questo perchè molto semplicemente la mia attenzione non è mai focalizzata verso questo tipo di ricettività. E’ sempre invece rivolta verso l’esterno o ripiegata su se stessa nell’elaborazione di pensieri.
Raramente un input dell’ambiente, ad esempio il tronco spezzato di un albero di cui sopra, che magari ha anche catturato la mia attenzione, mi porta ad andare a fondo nell’ascolto, nell’osservazione e nella ricettività e quindi nell’elaborazione di un insegnamento, qualunque esso sia.
Perchè? Perchè semplimente non sono abituato a farlo. Nessuno mi ha mai insegnato a farlo. Inoltre anche l’esperienza dell’escursione ad esempio, è sempre governata da un fattore terzo ovvero il “tempo”.
Il tempo non scandisce solo il nostro invecchiamento, ma governa, determina e plasma anche la direzione dei nostri pensieri e della nostra attenzione.
Con tutte queste premesse è chiaro che diventa impossibile dedicare le risorse necessarie per imparare a leggere la scrittura della Natura.
Ragione per cui, con il passare del tempo, si è progressivamente persa la capacità di leggere questi testi.
Ci sarà però qualcosa che possiamo fare per non perdere completamente questa capacità?
Io credo di sì. Io credo che dedicare in maniera continuativa parte del nostro tempo alla frequentazione della Natura, ci permetta di recuperare almeno in parte quella relazione con l’abiente di cui oggi ne abbiamo profondamente bisogno.
Il tempo è effettivamente un bene di lusso altamente sottovalutato.
Oggi ho fatto un esperimento.
Mi sono fermato qui, mi sono seduto ed ho lasciato che le nuvole mi raccontassero la loro storia. La loro è una storia che dura poco, qualche minuto, al massimo qualche ora.
In quella storia però c’è tutta la bellezza di cui oggi avevo bisogno per sopravvivere.

Domani è un altro giorno.
Ed è solo grazie a questa certezza/consapevolezza che domani mattina potrò svegliarmi ancora una volta per combattere l’ennesima guerra contro me stesso e quello che mi circonda.
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