Lo scorso weekend avevo deciso di fare due scatti in una zona limitrofa al Lago Santo Modenese, avendo in mente esattamente il tipo di scatto che volevo fare, dovevo per forza partire presto, molto presto.
La necessità infatti era quella di avere il sole abbastanza basso all’orizzonte da permettermi di fare un buon controluce e quindi ottenere una silhouette gradevole del soggetto che avevo in mente.
Durante la settimana avevo continuamente monitorato le condizioni meteo per capire quanto del manto nevoso accumulato nei mesi scorsi fosse ancora presente e devo dire che ero piuttosto ottimista di trovare condizioni particolarmente favorevoli.
Parcheggiata la macchina mi sono resto subito conto che le cose sarebbero andate in maniera decisamente diversa da come avevo preventivato.
Il parcheggio infatti era al limite dell’impraticabile, perfino parcheggiare l’auto è stata un’impresa. Pace, mi sono detto, ormai siamo qui facciamo due passi e vediamo com’è.
Il grande caldo delle ultime settimane ha contribuito in maniera determinante allo scioglimento della neve peccato che poi ghiacciando nottetempo ha formato lastre e laghi ghiacciati degne di un campo da hockey.
Raggiungo quindi il lago che il sole non è ancora sorto e mi permetto una breve sosta per scattare questa bella immagine della luna che tramonta dietro il Monte Giovo. Il lago è quasi interamente ghiacciato ed il sentiero che prosegue lungo la riva nord è al limite dell’impraticabilità.

Il sottobosco di contro pare in uno stato decisamente migliore, decido quindi di arrivare fino al limite opposto del lago e fare qualche scatto nel bosco.
Contrariamente a quanto mi aspettavo la camminata non risulta particolarmente difficoltosa, a tratti è necessario prestare molta attenzione, in certi punti invece bisogna scordarsi il sentiero ed immaginare nuove strade. E’ un bell’esercizio questo perché ti impone di uscire dagli schermi cercando di valutare la pericolosità delle scelte che stai facendo e quindi di prendere le giuste decisioni.
Giunto alla sponda opposta del lago mi dirigo verso il primo vero tratto di salita attraverso un sentiero costellato di sassi affioranti dal ghiaccio che fortunatamente aiutano parecchio la salita.
La neve presente è quasi completamente ghiacciata, ma fortunatamente gli scarponi intaccano molto bene la superficie consentendomi di proseguire in sicurezza.

Il sole sta sorgendo e le creste che sovrastano il lago si stanno colorando, prima di rosa poi finalmente di giallo. Mi fermo al limitare di una radura per scattare qualche fotografia mentre i raggi del sole guadagnano terreno a vista d’occhio.
E’ veramente una riconciliazione con il mondo veder sorgere il sole.

La temperatura si alza di botto, e dai -2 della partenza ora siamo abbondantemente sopra lo zero.
Qualche ruscello è già piuttosto arzillo. Anche qualche uccello canta il buongiorno. Un momento onestamente idilliaco farcito dalla totale assenza di altri essere umani.
Raggiungo il passo Boccaia (1587 s.l.m) che sono appena le 8 e qui le cose si fanno complicate. Il passo, probabilmente spazzato spesso da venti, è ricoperto da un’unica lastra di ghiaccio vivo. Ragiono un po’ sul da farsi.
Il sentiero che dovrei percorrere si dirige verso sud e nella sua prima parte è impraticabile, però un ricco sottobosco sembra essere dalla mia, provo quindi a proseguire costeggiando il sentiero.
In verità passo agevolmente all’interno del bosco per poi rientrare sul sentiero e proseguo su un falsopiano, penso che ormai il peggio sia passato. Il Monte Nuda si staglia davanti a me ed è completamente spoglio di neve. E’ fatta mi dico! Ahimè dopo un centinaio di metri il sentiero scende deciso verso un canale che risulta completamente ghiacciato. Mi guardo un po’ intorno, provo un passaggio a monte del canale, ma le condizioni non mi sembrano particolarmente sicure.
E’ il momento di dire stop. Rientro al passo e mi godo un po’ il panorama. Una breve merenda ed una sosta mi permettono di scattare qualche altra immagine interessante, studio le orme di un animale, che per una volta non è un ungulato. Che cosa voglio di più?

Tornato al lago la situazione è cambiata. Diversi gruppi di alpinisti si stanno dirigendo verso i canali in ombra, ci scambiamo i saluti di rito, ognuno è felice a modo suo. Io per la mia esperienza, loro per quella che faranno di lì a poco.
Rimango colpito in dirittura di arrivo al parcheggio da una donna che, intenta a scattare una fotografia della cascata che scende dal lago, mi squadra da cima a fondo. So di non essere un bel vedere, ma colgo nel suo sguardo qualcosa di diverso. Una sorta di nota di demerito nei miei confronti. Ahhhh capisco subito, non calzo i ramponi. Evidentemente si tratta di un peccato capitale ai suoi occhi. Ci salutiamo, io raggiungo il parcheggio e con calma riparto alla volta della pianura senza però smettere di pensare a quello sguardo così eloquente ed a quelle parole non dette.
E’ sempre superficiale giudicare una persona solo esteriormente senza andare un minimo in profondità, qualunque sia questa profondità. Nel mio caso ad esempio, sapere cosa ho fatto e dove sono andato e quindi valutare se l’uso dei ramponi fosse stato un obbligo assoluto e di conseguenza una mia grave mancanza, tanto grave da mettere in pericolo la mia vita e potenzialmente quella dei soccorritori che eventualmente si fossero dovuti attivare per recuperarmi in caso di incidente.
Quello che però ho apprezzato di quello sguardo è stato capire una volta di più di quanto le mie scelte siano state corrette. Sul cosa fare, fin dove spingermi e di conseguenza quanto sia in grado io di valutare situazioni come queste.
Peccato per le fotografie che non sono riuscito a scattare, ci sarà un’altra volta, come sempre del resto. Ed è proprio questo poter dire “ci sarà un’altra volta” che riveste un’importanza fondamentale nel frequentare l’ambiente. E’ imperativo ritornare per poter ritornare. E’ fondamentale saper valutare le situazioni e riuscire a prendere decisioni anche impopolari come un “va beh oggi non se ne fa nulla, rientriamo”.
Sappiate rinunciare.
Già in passato avevo scritto di questo argomento proprio perché ogni anno che passa gli episodi, anche non gravi, di singoli o comitive che rimangono vittime di incidenti o necessitano assistenza per rientrare, sono in aumento. L’idea che uscire in ambiente sia come un qualsiasi altro bene di consumo e che per questo sia per tutti è una grande panzana del nostro tempo.
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