Che questa sarebbe stata un’estate difficile era prevedibile. Ma come spesso accade la realtà supera la fantasia e di punto in bianco ci siamo ritrovati con valli al collasso e code chilometriche stile esodo estivo sui sentieri.
Ma come è possibile?
La triste verità che sta dietro a questa situazione è abbastanza facile da analizzare.
Da una parte abbiamo l’offerta. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una profusione di comunicazione delle varie associazioni turistiche per portare ai monti il popolo. Comunicazione, che col senno del poi, pare essere stata efficace.
L’offerta indirizzata al grande pubblico ha gioco forza dovuto far leva su argomenti cari a questi portafogli con tutta una serie di “situazioni” che vanno incontro alle esigenze del turista cittadino. Facilità di accesso ai luoghi, attività ricreative per tenere impegnati i frequentatori, ecc. ecc..
Ognuno nel suo piccolo si è attrezzato per “urbanizzare” il suo angolo di montagna, perché in fondo i soldi si fanno con i grandi numeri delle città.
Dall’altra abbiamo la cultura. Da sempre sento ripetere che l’ambiente montano è fragile ed ha bisogno di essere salvaguardato. Non messo in un teca, ma salvaguardato. Uno scenario del genere richiederebbe uno sforzo per insegnare alle masse un minimo di cultura della montagna.
E’ una cultura fatta di semplici cose. Rispetto, umiltà, solidarietà. In fondo non serve molto no?
Questa cultura però è completamente assente nella stragrande maggioranza dei casi. La mercificazione dei luoghi è il primo passaggio a cui stiamo assistendo. Con il supporto, morale e non, dei social a fare da cassa di risonanza, le grandi masse sentono la necessità impellente di piantare il proprio pin in quei luoghi che sono stati deputati a simboli della montagna: Braies, Sorapiss, Alpe di Siusi, ecc.
Scorro il feed di un social qualunque e sono invaso da migliaia di fotografie giornaliere tutte identiche. E quando dico identiche dico proprio identiche.
All’eco della grancassa del social assistiamo immediatamente dopo all’escalation di stupidità di alcuni: i materassi per il bagno, l’impreparazione sui sentieri, l’arroganza del “non sa chi sono io”.
Insomma l’intero panorama da cui, chi va in montagna, cerca normalmente di fuggire. Perché chi va in montagna per davvero, sì ama la montagna, ma ama anche se stesso.
Come vado ripetendo da anni, è necessario riscoprirsi esploratori.
Anche se abbiamo eliminato dalla mappa del mondo ogni angolo non visibile rendendoci onniscienti, l’esplorazione personale di questo pianeta è invece tutta da costruire. Anche in luoghi iper blasonati è possibile avventurarsi su sentieri solitari e sperimentare l’esplorazione e la scoperta di luoghi nuovi.
Mi viene in mente mio cugino Riccardo che sta scoprendo solo ora le meraviglie della montagna italiana. Ogni volta che gli suggerisco un luogo mi dice: “Non farmi vedere niente che non voglio rovinarmi la sorpresa!”.
Mi chiedo quanti, di quelli che erano in fila sul Sella o in attesa di una barchetta per il lago di Braies, o in fila per un impianto di risalita all’Alpe di Siusi, abbiamo questo approccio all’ambiente in generale…

Perché un conto è preparare un’escursione. Attività doverosa e sacrosanta, un conto invece è partire da casa con l’obiettivo unico di celebrarsi con l’ennesimo selfie in pose discutibili in un dato luogo.
Come fotografo di montagna, come frequentatore della montagna, non posso che sentirmi svilito di fronte allo spettacolo a cui sto assistendo.
Non pretendo ovviamente di cambiare nulla, nè di puntare il dito contro uno o l’altro. Dico però chi vive veramente quei luoghi forse dovrebbe farsi un esame di coscienza e in tutta sincerità ammettere che qualche errore è stato fatto.
Sta arrivando velocemente il momento nel quale loro, chi vive e lavora in montagna, chi decide le sorti di un territorio, dovranno mettersi a tavolino e reinventare un “sistema montagna” che traghetti il turismo dallo sfacelo attuale verso un nuovo modo di vivere questi luoghi così delicati.
L’alternativa non va immaginata è già sotto gli occhi di tutti.
“IL PAESAGGIO COMUNICA UN’IMPRESSIONE DI PERMANENZA ASSOLUTA. NON È OSTILE. ESISTE, SEMPLICEMENTE… INTOCCATO, SILENZIOSO E COMPIUTO. E’ SOLITARIO: TUTTAVIA L’ASSENZA DI OGNI TRACCIA UMANA TI DÀ LA SENSAZIONE DI POTER COMPRENDERE QUESTA TERRA E PRENDERVI POSTO.”
EDMUND CARPENTER
2 Comments
[…] Ogni estate il numero degli interventi dovuti all’inesperienza, alla poca preparazione o all’assoluta superficialità dei frequentatori della montagna è in costante aumento. […]
[…] questi articoli scopre l’acqua calda. Quindi alè, tutti nei boschi che staremo divinamente (ve le ricordate le file in montagna nell’estate del 2020?).Ora mi chiedo, com’è sta storia che la Natura cura se continuamente veniamo bombardati da […]