L’anno scorso ho finalmente conosciuto il granito.
Dopo aver visto tante foto ed ascoltato i racconti di chi si è cimentato con questa roccia, ho preso contatto con questa realtà.
L’ho fatto in maniera sicuramente molto soft, in fondo, in quella prima esperienza, il granito era rimasto come un’entità astratta su di uno sfondo imbiancato di fresco della val di Mello.
Acqua ad annerire la pietra, neve a renderla più dolce.
Questo mese siamo saliti però al Rifugio Segantini in Val d’Amola, porta di accesso alla Presanella, e l’ambiente che abbiamo trovato mi ha ridimensionato ulteriormente.
Di fronte a cotanta roccia mi sono sentito spaesato. Alle linee morbide e romantiche della Dolomia, il granito si oppone con tutta la sua massiccia durezza e potenza.
Mi sono seduto su di una roccia rialzata come fosse un pulpito ed ho aspettato.
Ho fissato con curiosità le forme ed i giochi di luce sulla sua pelle.
Ho lasciato i pensieri liberi di vagare, ed ho avuto questa immagine di un film che vidi da bambino “Incontri ravvicinati del terzo tipo” e di quella montagna scolpita e disegnata con ossessione da chi aveva avuto un contatto con gli alieni. La Devil’s Tower nel Wyoming.
Quella montagna così precisa nelle sue forme mi ha riportato subito a questo granito.
Placche, lame, geometrie nette dove il ghiaccio non ha potuto svolgere il suo lavoro. Curve e pieghe dove invece il ghiacciaio di un tempo ha modellato le forme.
Un tripudio abbacinante con il sole, un angolo buio e terribile con la pioggia.
Il granito non si sbriciola, si spacca.
Ma che cos’è il granito?
Il granito è un pugno nello stomaco all’improvviso.
Il granito è una caverna ghiacciata.
Il granito è un muro contro il quale si infrangono tutti i sogni.
Il granito è un mondo che ti annichilisce.
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