In questo momento di stop forzato ho dato fondo nuovamente alla lettura e nell’ultima settimana tra gli altri letti ho letto “Il segreto del bosco vecchio” di Buzzati.
Avevo già letto qualche anno fa questo libro insieme al Deserto dei tartari, ma per qualche strano caso non lo ricordavo più bene quindi perchè no, non c’è nulla di male nel rileggere qualche libro ogni tanto.
Io penso che la lettura debba servire da carburante. Carburante per la fantasia, per l’immaginazione, per l’avventura. Carburante per la vita.
Per far sì quindi che questo accada io penso che ogni libro debba lasciare o trasmettere qualcosa a chi lo legge. Questo indipendentemente dalle critiche letterarie.
Ne Il segreto del bosco vecchio io vedo principalmente un messaggio bello, forte e chiaro: la Natura non è cattiva, la Natura non è vendicativa.
Sembra scontato ma non lo è per niente.
Piacquemi, in quel di Fondo, pascere la mia vista di una mirabile visione; visitai una ricca foresta, che quegli alpigiani denominano Bosco Vecchio, singolare per l’altezza dei fusti, superanti di gran lunga il campanile di San Calimero. Come io ebbi a notare, quelle piante sono la dimora dei genî, quali trovansi anche in boschi di altre regioni. Gli abitanti, a cui chiesi notizia, pareano ignari. Credo che in ogni tronco sia un genio, che di raro ne sorte in forma di animale o di uomo. Sono esseri semplici e benigni, incapaci di insidiare l’uomo. Estendesi tale foresta per jugeri…
Potremmo pensare che dopo tutto quello che stiamo infliggendo alla Natura, lei si ribelli e ci presenti il conto sotto forma di disastri ambientali, malattie, cataclismi e chi più ne ha più ne metta.
In verità nulla di tutto ciò è vero. La Natura semplicemente vive, evolve e reagisce secondo un principio di causa/effetto.
Non prendiamoci anche questo merito, almeno questo lasciamolo ad altri.
Quindi per tornare al libro, la scena finale nella quale il colonnello Procolo lentamente muore all’interno del bosco è di una dolcezza incredibile. Mi sono immaginato lo scenario del bosco innevato, immerso in quella tipica luce azzurrognola tipica dell’inverno. Silenzio e mille occhi nascosti che ti guardano.
La morte arriva e nonostante tutte le violenze ed i soprusi che il colonnello ha inferto al bosco ed alle sue creature, proprio nel momento finale della sua vita eccole tutte qui, al suo capezzale.
Non ho le capacità letterarie per esprimere fino in fondo il pensiero che ruota intorno a questa scena, ma rimane a mio avviso una chiave di lettura estremamente importante perché ci dice che c’è speranza.
Forse il segreto del bosco vecchio è proprio questo.
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